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Il risveglio delle coscienze, a seguito dei bollettini catastrofici degli scienziati sullo stato del nostro pianeta, dopo un lungo sonno della ragione, si è manifestato con decisione anche nelle pratiche artistiche internazionali.
La consapevolezza della necessità di un’immediata inversione di rotta e dell’importanza della sensibilizzazione ad una nuova sostenibilità, ha infatti generato inediti e interessanti scenari artistici.
La mostra fotografica “Anthropocene”, curata da Urs Stahel, Sophie Hackett e Andrea Kunard, ospitata dalla Fondazione MAST di Bologna, visitabile fino al 16 maggio 2020, nasce a seguito del progetto di ricerca di un gruppo internazionale di scienziati: l’Anthropocene Working Group.

Il termine Anthropocene, che deriva dal greco (anthropos = “uomo”), sta ad indicare una nuova epoca geologica: quella in cui l’uomo, dall’industrializzazione e in particolare, dopo la seconda guerra mondiale, ha plasmato la Terra, sfruttandone intensivamente le risorse naturali, fino alla minaccia dell’esaurimento. L’esposizione racconta il viaggio intorno al mondo del fotografo Edward Burtynsky e dei registi Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier, che ci danno testimonianza dei segni irreversibili prodotti dall’attività dell’uomo sulla Terra.

Gli scatti in grande formato e i filmati, dimostrano come l’umanità sia stata la forza più determinante nelle trasformazioni del pianeta: dall’estrazione mineraria all’urbanizzazione incontrollata, dall’agricoltura, che Burtunsky ha definito come “l’attività umana che più di ogni altra ha contribuito a trasformare la superficie del pianeta” all’industrializzazione; dalla deviazione dei corsi d’acqua, all’eccesso di emissioni di CO2 e all’emergenza plastica.

Colpiscono non solo la contemporaneità e la necessità dei contenuti, ma anche l’avanguardia delle modalità con cui essi vengono comunicati al pubblico: questo viene coinvolto attraverso vari media e linguaggi, tra cui la realtà aumentata e le app. Gli artisti ricorrono a una nuova e complessa tipologia di immagine, generata in fotogrammetria, visibile tramite la App AVARA e scaricabile gratuitamente da Apple App Store o Google Play sul proprio dispositivo. Si tratta di istallazioni che permettono ai visitatori di muoversi intorno all’immagine quasi come se fosse un oggetto reale, contribuendo alla comprensione della portata e dell’impatto del fenomeno.

Anthropocene non presenta una visione catastrofica e sensazionalistica dei decenni futuri, non ci offre una soluzione al collasso del pianeta, ci obbliga invece a prendere coscienza degli effetti delle nostre azioni e ad interrogarci su quale sia il percorso da tracciare per tornare a progettare una vita armonica con la Terra.