Di Silvia Diliberto
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Mentre il telegiornale ci informa sugli ultimi aggiornamenti che riguardano la ripartenza della serie A, l’arte, ancora una volta, sembra ricoprire un ruolo subalterno, del tutto accessorio, qualcosa che diverte e che fa appassionare, ma della quale possiamo fare a meno, ancora per un po’.
Questa nuova fase, non è ancora pronta a dare voce agli artisti che continuano a vivere in sordina e da reclusi recitando monologhi nei salotti delle proprie case (lo abbiamo visto con cinque pillole di teatro, le micro-produzioni del teatro a domicilio).
A testimoniarlo le firme di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo che su change.org stanno superando quota 12000 e che chiedono che venga attribuito adeguato riconoscimento all’arte e alla cultura, mentre sui social gli artisti pubblicano video muti, manifestando la volontà di avere voce in capitolo.
L’arte di ricerca rischia di essere avvolta ancora da nubi, e così tutte gli sviluppi del linguaggio dell’immagine. La ricerca, per essere tale, ha bisogno della promozione e della contribuzione, naturalmente prima di tutto in termini economici.
La distribuzione online come elemento sostitutivo obbligato, che spesso ha saputo affiancare e supportare intelligentemente il live attraverso convegni in streaming, storytelling e social media management della fruizione museale, non restituisce il brio di una vera e propria produzione artistica, almeno non al punto da elevarla a dispositivo permanente.
A tal proposito Beatrice Bulgari ha voluto dare un segnale importante, producendo un vero e proprio progetto artistico: In Between Art Film – casa di produzione cinematografica da lei fondata, per esplorare ed espandere i confini tra le arti visive, il cinema, le performance e i linguaggi dell’immagine in movimento – invita otto artisti a creare contenuti che abbiano come focus la violenza sulle donne e il suo sviluppo nel contesto attuale che, passando quasi in seconda linea nell’emergenza virus, si è acuito attraverso il confinamento.
Otto artisti chiamati a confrontarsi con questa “emergenza nell’emergenza” – Iván Argote, Silvia Giambrone, Eva Giolo, Basir Mahmood, MASBEDO, Elena Mazzi, Adrian Paci, Janis Rafa – per otto film che prenderanno di mira il carnefice delle violenze domestiche e metteranno in scena le forme di maltrattamento e l’isolamento di chi le subisce.
Il progetto, curato da Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini, sposta in avanti l’asticella dell’impegno, appellandosi al processo osmotico che ormai lega indissolubilmente l’arte al cinema e nobilita questa unione con una triplice finalità: sostenere le donne vittime di violenza in questo “isolamento nell’isolamento”; indagare sulle nuove tendenze dell’immagine in movimento; tentare di sostenere un settore in crisi.
Le violenze, come spesso accade agli atti vili, intensificano la loro forza nelle situazioni di crisi. Le donne, a cui è stata negata anche quella fuga breve e temporanea dalla convivenza, si ritrovano nella stessa gabbia con l’aguzzino e i tentativi di ribellione finiscono per diventare fiochi.
Dall’inizio della Pandemia da Covid-19, stando a dati dell’ONU, le denunce di violenza domestica a livello globale sono triplicate. Per questa ragione il premier spagnolo Pedro Sanchez, accogliendo l’appello del Segretario Generale dell’ONU Antonio Gutierrez, ha lanciato la campagna Mascarilla 19, nata come un S.O.S., una parola in codice che le vittime di violenza possono comunicare al personale di tutte le farmacie, permettendo l’avvio di un protocollo d’emergenza. Un codice analogo è stato istituito anche in Italia, richiedendo “la mascherina 1522”.
In Between Art Film ha voluto richiamare l’iniziativa titolando il suo nuovo progetto Mascarilla 19 – Code of Domestic Violence.
“Interrogando le visioni degli artisti, attraverso il loro lavoro, intendo aprire uno spazio di riflessione sui concetti di libertà e di limitazione, sul silenzio come spazio di violenza e sulla responsabilità che sento in prima persona, nel fronteggiare l’emergenza culturale anche attraverso il sostegno agli artisti.”
Beatrice Bulgari
Il ciclo completo sarà presentato in anteprima da In Between Art Film nell’autunno 2020 attraverso una rete di collaborazioni istituzionali sia in Italia che all’estero, proprio perché è la risposta a un problema transnazionale e merita la massima divulgazione, oltre che la più bella collaborazione.
Gli artisti sono chiamati a riflettere sin da ora, in questo momento di blocco produttivo, per elaborare una proposta che sarà possibile realizzare non appena verranno allentate ulteriormente le restrizioni adottate per contenere la pandemia.
Il risultato sarà una narrazione parallela al Coronavirus, un viaggio nel mondo delle immagini come testimonianza di un disagio che, sebbene non vissuto in prima persona, fa rumore e rompe le pareti domestiche, per legarci in un abbraccio empatico ancora una volta.
In copertina: Silvia Giambrone, Heritage, 2008. Credit.