Black lives matter (ri)scrive la storia dell'arte

Black Lives Matter (ri)scrive la storia dell’arte

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Il movimento Black Lives Matter e la rivendicazione di diritti della comunità nera ha portato l’opinione pubblica a una maggiore consapevolezza della condizione subordinata della comunità di colore nella società contemporanea.

Se il fenomeno del razzismo e le sue conseguenze sociali si dimostrano ancora purtroppo duri a morire, il cammino verso l’uguaglianza e la parità di diritti passa anche attraverso la ricostruzione dell’attestazione storica della comunità africana in Occidente.

Black lives matter (ri)scrive la storia dell'arte
Foto di Nathan Dumlao da Unsplash

Effetti importanti, in questo senso, sortiscono le rivelazioni recentissime che vorrebbero Leonardo da Vinci, Genio per eccellenza e baluardo dell’italianità e dell’europeismo, di origine circassa ovvero appartenente a una delle più antiche popolazioni autoctone del Caucaso.

Negli ultimi decenni inoltre, la scena dell’arte contemporanea africana ha visto l’affermarsi di un numero sempre maggiore di artisti sul piano internazionale. La Sudafricana Tracey Rose, Meschac Gaba originario del Benin o Kudzanai Chiurai dallo Zimbabwe lo dimostrano. Un fermento che dimostra una precisa volontà di dimostrare parità anche nel campo dell’espressione artistica.

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Njideka Akunyili Crosby, 5 Umezebi St., New Haven, Enugu, 2012 © Njideka Akunyili Crosby

IL TRIONFO DELL’ARTE AFRICANA

Il mercato dall’arte internazionale si dimostra sempre più affascinato dall’arte africana contemporanea. Anche i dati relativi al collezionismo africano attestano un’importante crescita di attività sul mercato globale. Il numero dei lotti aggiudicati nelle aste che vola in Africa continua a crescere in maniera esponenziale.

Dopo le bolle speculative sui giovani artisti cinesi e le infatuazioni per l’arte dei cosiddetti BRIC, il destino dell’arte africana contemporanea appare molto diverso.

Come dimostrano i risultati delle case d’aste negli ultimi dieci anni e i record di giovani artisti come la nigeriana Njideka Akunyili Crosby, a fare la differenza è il mercato interno di un continente il cui “riscatto” passa anche dall’affermazione nel mondo della cultura e dell’arte.

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Njideka Akunyili Crosby, Wedding souvenirs, 2016 © Njideka Akunyili Crosby

Il fenomeno è ovviamente legato alla recente crescita di alcune economie africane che ha permesso lo sviluppo di un mercato “interno”. A partire da quello del Sud Africa, storicamente il Paese con il sistema dell’arte più strutturato, e dalla Nigeria.

Il Paese ha infatti una delle economie più forti. Qui risiedono collezionisti importanti, come il principe Yemisi Shyllon, che ha anche inaugurato un suo museo privato a Lagos. Mercati minori si stanno sviluppando anche in Ghana, Kenya, Tunisia e Marocco.

Una forte influenza la giocano anche le Biennali d’arte che si tengono in Africa. Ormai numerosissime, a partire dalla celebre Dak’Art – Biennale de l’Art Africain Contemporain, nata a Dakar nel lontano 1992.

Alla base di questo successo, ci sono quindi i cambiamenti epocali portati dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica di internet. Un ruolo importante lo hanno svolto anche le aste Africa Now di Bonhams e la nascita a Londra nel 2013 della 1:54 Contemporary African Art Fair. La manifestazione fondata da Touria El Glauoi, fin da subito ha riscosso un grandissimo successo di critica e pubblico.

Nel 2015 è approdata anche a New York con una nuova edizione. Così come, l’apertura principalmente a Parigi e a Londra nell’ultimo decennio di numerose gallerie d’arte dedicate proprio alla produzione contemporanea africana.

LA PRESENZA AFRICANA NELL’ARTE OCCIDENTALE

Se riprendessimo in mano i manuali di storia dell’arte ci renderemmo conto che abbiamo ignorato, in opere conosciutissime, la presenza di colore. Perfino nell’affresco che Botticelli dedica all’infanzia di Mosè nella Cappella Sistina spiccano due pellegrini etiopi. Sono ambasciatori riccamente vestiti, dall’aria seria e posata. Ciò su cui occorre riflettere maggiormente è che, non solo la presenza africana nell’arte occidentale rinascimentale è molto più cospicua di quanto abbiamo fin ora osservato, ma è anche più variegata socialmente di quanto mai raccontato.

Si sta restituendo dignità ai protagonisti neri nell’arte occidentale. Fino a pochi anni fa si sottolineava la loro presenza solo come personaggi servili: l’ancella e il paggio. In realtà, una riesamina della produzione artistica del passato, rende evidente la presenza di molti altri protagonisti di colore, come ambasciatori, Signori e delegati. Nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma si conserva la tomba e un busto di Emanuel Ne Vunda: ambasciatore del Regno del Kongo (attuale Angola). L’uomo morì nel 1608 tra le braccia di Paolo V che ne commissionò dunque il monumento funebre.

Attraverso una lettura dell’arte meno eurocentrica e liberata da retaggi razzisti, ne accogliamo a pieno anche la sua funzione di testimonianza storica: il veneziano Carpaccio dipinge gondolieri neri nella Caccia in laguna e nel Miracolo della guarigione dell’ossesso. La laguna era infatti caratterizzata da un fortissimo melting pot, per la sua strategica posizione di connessione tra Oriente e Occidente e la natura commerciale della sua economia.

ALESSANDRO DE’ MEDICI: IL DUCA DI COLORE

Alessandro de’ Medici, duca di Urbino e Firenze, intorno al 1510 e ucciso nel 1537, fu esponente di una delle più potenti famiglie d’Europa dell’epoca. Era detto “il Moro” forse proprio perché figlio di una serva di colore o mulatta, chiamata Simonetta da Collevecchio.

I ritratti del Pontormo e del Bronzino sembrano confermare i tratti africani del Signore. La (ri)scoperta è raccontata magistralmente nel documentario Il Rinascimento nascosto. Presenze africane nell’arte, disponibile su Sky Arte. Francesca Priori e Cristian Di Mattia intervistano studiosi internazionali che riflettono sul fenomeno della riscoperta della presenza africana nell’arte.

Un tema spesso rimasto ai margini della storia dell’arte e dell’antropologia. Negli ultimi anni però, grazie anche al movimento Black Lives Matter è tornato al centro delle ricerche.

Black lives matter (ri)scrive la storia dell'arte
Bronzino, Ritratto di Alessandro de’ Medici (Fonte: Wikipedia)

La maggior parte degli storici dell’arte è bianca”. E ancora: “Nessuno ha parlato della evidente presenza di persone africane nei dipinti del Rinascimento”. John Brackett, storico dell’arte afroamericano, professore emerito associato dell’università di Cincinnati riflette in questo senso. Ma negli ultimi tempi le cose stanno cambiando, in direzione di un’autentica e scientifica attestazione della comunità africana in Occidente e dunque, nell’arte occidentale.

leonardo da vinci era meticcio

Foto di Blaz da Unsplash

Non deve dunque stupire il romanzo di recente pubblicazione Il sorriso di Caterina di Carlo Vecce. L’autore crea un racconto di fantasia partendo dal rinvenimento presso l’Archivio di Stato di Firenze dell’atto di liberazione dalla schiavitù di Caterina. Il documento é particolarmente interessante perché reca la firma del notaio Piero da Vinci, padre di Leonardo.

Inizialmente si riteneva che la madre di Leonardo fosse una contadina toscana, identificata con Caterina di Meo Lippi, nata dalle parti di Vinci. Da ser Piero ebbe un figlio, Leonardo, che Piero tenne con sé e crebbe amorevolmente. Caterina, in seguito, è andata in sposa a un ceramista locale ed è morta nel 1493 dopo aver dato alla luce altri figli.

GLI STUDI SULLA MADRE DI LEONARDO

Il nome Caterina era utilizzato a Firenze per ribattezzare le schiave provenienti dall’estero. Ciò ha dato adito a numerose speculazioni sulla sua reale origine. Renzo Cianchi, primo bibliotecario della Biblioteca Leonardo da Vinci nel 2008 aveva ipotizzato che fosse serva di Vanni di Niccolò di Ser Vanni. Un ricco amico del padre di Leonardo. Sei anni dopo, Angelo Paratico ha suggerito che la madre di Leonardo fosse cinese, in quanto vegetariano e mancino, scriveva dunque da destra a sinistra. Nel 2017 lo studioso di Oxford Martin Kemp identifica in Caterina di Meo Lippi la madre di Leonardo. Una contadina orfana che viveva col fratello Papo e la nonna nella frazione di Mattoni, vicino Vinci. Il documento rivenuto presso l’Archivio sembra dimostrare un’origine araba o asiatica. Il dibattito stimolato dalla sua divulgazione apre ulteriori possibilità nella direzione di una riscoperta della storia dell’umanità e della storia dell’arte.

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Copertina del romanzo di Carlo Vecce © Giunti Editore

La disciplina sta vivendo una nuova stagione all’insegna dell’obiettività e della ricostruzione della verità storica e sociale. La storia dell’arte sta (finalmente) cambiando. Con il movimento Black Lives Matter e una maggiore presenza di studiosi di colore, la voce della comunità africana in Occidente dimenticata e rinnegata per anni, è stata riabilitata.

In copertina: foto di Nicole Baster da Unsplash

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