#BLACKLIVESMATTER: LA STREET ART COME MEZZO DI SENSIBILIZZAZIONE

Di Nicola Albergo

Tempo di lettura: 3 minuti.

Partiamo da una domanda: qual è, oggi, il ruolo – ammesso ne esista davvero uno – della street art nella nostra società?

Xena Goldman, Cadex Herrera, Greta McLain, Niko Alexander, Pablo Hernandez, George Floyd, Minneapolis, 2020. Credit.

È possibile individuare, accanto alla riqualificazione e alla valorizzazione dei centri periferici delle città, di cui si è già avuto modo di parlare, una funzione prettamente sociale di questo medium, capace cioè di sensibilizzare l’opinione pubblica su determinati temi? Perché, se ad un primo approccio le risposte a questa domanda possono apparire ovvie, o a tratti persino banali, io credo sia giunto finalmente il momento di interrogarsi e riflettere su questo preciso aspetto, tutt’altro che scontato.

Le circostanze venutesi a creare in occasione e a seguito della tragica morte di George Floyd – l’ultimo di una lunga serie di episodi passati spesso inosservati nel silenzio generale – impone una decisa, e più che mai necessaria, presa di posizione di tutta la comunità su temi come il razzismo e l’uso, da parte delle autorità, della violenza e di pratiche assai discutibili.

Tvboy, Stop Racism!, Barcellona, 2020. Credit.

Che questi due aspetti siano – nel 2020! – tra loro collegati, è già di per sé problematico, oltre che inquietante. Ma che tutto ciò venga visto – o sarebbe forse troppo dire “permesso”? – da una classe politica, incapace di garantire soluzioni concrete e quindi troppo spesso sorda al grido di protesta che da anni continua a levarsi dalle strade di Minneapolis, piuttosto che Milano, Parigi o Barcellona, è oltremodo avvilente, soprattutto per una società che debba, almeno in linea teorica, definirsi “democratica”-

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: migliaia di persone riversate per le strade, intente, per l’ennesima volta, a dar voce alle vittime di questi ingiustificabili e inspiegabili abusi.    

Jorit, Time to change the world, Napoli, 2020. Credit.

E dove non arrivano le parole ci pensa l’immagine a tramandare e a fissare nel tempo le richieste di chi, in questi giorni, si ritrova sui social o per strada e auspica un cambiamento radicale dell’intero sistema. O, quantomeno, di porre fine agli episodi di razzismo in ogni sua forma, il che sarebbe già un passo importante.

Così, ora dopo ora, gli angoli più o meno affollati delle città di tutto il mondo si tingono dei colori più vivaci, restituendo a quegli stessi auspici un volto o una frase che intercetti le coscienze e che resti impressa nella memoria di molti.

Harry Greb, Justice for George Floyd, Roma, 2020. Credit.

Dagli Stati Uniti alla Siria, dalla Germania al Kenya tanti artisti di strada hanno quindi reso omaggio a George Floyd, adottando soluzioni semplici e a volte originali. A Minneapolis ad esempio, sul luogo dove è avvenuto l’incidente, cinque street artist hanno realizzato un unico grande murale con al centro la figura di George e alle spalle, quasi a mo’ di nimbo, un grande cerchio con i nomi di alcune delle vittime di razzismo.

A Barcellona l’italiano Tvboy ha ritratto George con un paio di ali e un segnale stradale di STOP [RACISM! In memory of George Floyd]. Anche in Italia si registrano episodi simili: a Napoli, nel quartiere Barra, lo street artist partenopeo Jorit, celebre per i suoi ritratti sparsi in giro per la città, ha firmato un murale che ritrae George assieme a Lenin, Martin Luther King, Malcom X e Angela Davis, completato dalla scritta “Time to change the world”.

Harry Greb, Justice for black man, Roma, 2020. Credit.

A Roma, Harry Greb è intervenuto con due opere. La prima ritrae una statua della libertà in abiti moderni e con il volto di George Floyd, con in mano la Carta dei Diritti e un cartello con su scritto “Justice for George Floyd”. Con la seconda, invece, Greb offre una sua versione della famosa copertina della rivista Esquire del 1968, nella quale è raffigurato un giovane Muhammad Ali nei panni di un San Sebastiano moderno. Esquire (The Magazine for Men) diventa così Justice (For Black Man), il mese e l’anno “Maggio 2020” mentre il prezzo, “1$”, assume in questo caso un valore incalcolabile: la vita.

Anche Palermo si è aggiunta alla lista delle città italiane con un murale realizzato a Ballarò dallo street artist Alec e ideato dal rapper Christian Picciotto Paterniti.

Ma al netto di tutti questi episodi, a cui molti altri potrebbero aggiungersi ancora, quello di Minneapolis è, e resta, il caso più emblematico e significativo. L’area antistante Cup Foods si è presto trasformata in un memoriale e l’immagine, realizzata proprio lì dove George è morto, servirà a fissare il ricordo indelebile delle vittime di razzismo, nella speranza che qualcosa cambi al più presto.

It was important for us that no one ever walks through that intersection without realizing what happened there.

Xena Goldman, Minneapolis

In copertina: Il murale realizzato a Minneapolis, nei pressi di Cup Foods. Credit.

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