UNA NUOVA IDEA DI DONNA E DI FRAGILITÀ

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INTERVISTA A CATERINA NOTTE

Caterina Notte
Una foto dalla serie PREDATOR © Caterina Notte

DAL MOLISE ALLA CONQUISTA DEL MONDO

Di origini molisane, Caterina Notte si sta facendo largo nel panorama internazionale dell’arte contemporanea, vantando personali e collettive in giro per il mondo.

Fino al 30 settembre, per esempio, è possibile visitare la sua personale dal titolo Antonyms organizzata dal WhyWhyArt, presso il Dipartimento Cultura ed Educazione del Consolato Tedesco di Shanghai.

Già Vincitrice della prima Call for Proposal 2020 del progetto curatoriale Mostra Contemporanea di Ambra Patarini, con la partecipazione online di artisti da tutto il mondo, Caterina sarà protagonista di due personali in Italia.

Il suo progetto Predator sarà infatti esposto per la prima volta in Italia in due mostre, la prima dal 10 settembre all’8 ottobre alla Galleria Artantide di Verona e la seconda dal 15 settembre al 15 ottobre al Civico Museo Setificio Monti di Lecco.

A TU PER TU CON L’ARTISTA

Inizierei presentandoti ai nostri lettori…Come è nata la tua esperienza artistica?

Tutto è iniziato quando sono approdata a Roma, dove ho frequentato prima Architettura e poi Economia e Commercio. Io che venivo da un piccolo paese del Molise, a Roma ho iniziato a scoprire le tecnologie: avevo accesso ai laboratori informatici e ho iniziato a trasferire la mia immagine al computer attraverso lo scanner.
Mi scansionavo ossessivamente, poi mi riassemblavo con Photoshop. Avevo studiato pittura classica da un pittore russo incontrato nella capitale e con Photoshop cercavo di riprodurre quelle stesse tecniche pittoriche, come le velature, ottenendo dei cloni di me stessa, che non sembravano nemmeno scansioni o file digitali.
Questo è stato il mio primo approccio alla fotografia. Dopo questa ricerca sul mio corpo, anche attraverso installazioni e performance, sono arrivata alla fotografia vera e propria, indagando altre donne, cloni di me, bambine o adulte che fossero.
Fondamentale è stato poi l’incontro con Alfredo Jaar. Ho capito che l’artista ha un ruolo sociale, deve comunicare e indicare delle possibili soluzioni. L’arte deve aggiungere qualcosa alla realtà, non può semplicemente rappresentarla.

Caterina Notte
Una foto dalla serie PREDATOR © Caterina Notte

DECOSTRUZIONE E RICOSTRUZIONE DELL’IDEALE FEMMINILE

Come scegli i tuoi soggetti?

Dopo una lunga ricerca, seleziono donne e ragazze con cui entro in empatia. Sulla scena, i soggetti sono lasciati liberi di essere sé stessi. La mia fotografia è performativa. Non si riduce ad un set o ad uno shooting fotografico, ma si tratta di un performare continuamente la realtà.

Caterina Notte
Una foto dalla serie PREDATOR © Caterina Notte

Nella serie Predator, si istaura una vera e propria dialettica tra il soggetto e lo spettatore.

Sono immagini che colpiscono perché c’è un dialogo vivo tra predatrice e spettatore. Molti uomini si sentono in soggezione guardando gli scatti. Anche le foto delle bambine sono molto forti. Il mio lavoro riscrive la debolezza e scardina preconcetti, come l’accezione negativa di predatore e preda, che fanno parte del rapporto biologico della vita. Nelle mie fotografie la preda non è la donna ferita o bendata, la sua fragilità si trasforma in forza e la rende predatrice, mentre lo spettatore cade sua preda.

Perché le bende?

Io rappresento un teatro di guerra invisibile. Pur non vivendo in zone di guerra subiamo comunque una violenza sempre più invisibile e simbolica.

Le bende nelle mie donne rappresentano i limiti che cercano di imporci; esse comunque non nascondono mai i nostri punti di forza: mani, occhi e bocca. Dovremmo lasciare il nostro corpo più libero di esprimersi: noi stesse siamo solite coprirlo o colpevolizzarlo. Dovremmo abbracciare con maggiore serenità e naturalezza anche la sfera sessuale, naturalmente correlata ad esso.

Ti interesserebbe dare una nuova visione anche dell’uomo?

In passato ho fatto dei lavori fotografici in cui i miei soggetti erano anche maschili. Quando avrò concluso con il repertorio femminile, sarebbe interessante riscrivere anche l’immagine maschile dal punto di vista femminile. In effetti, anche nella fotografia di moda, l’uomo viene quasi sempre immortalato da altri uomini.

Caterina Notte
Una foto dalla serie PREDATOR © Caterina Notte

IL LEGAME CON LE ORIGINI

Nella tua pratica artistica, cosa é rimasto delle tue origini molisane?

Predator nasce nel 2010 in Sardegna con un gruppo di bambine, poi viene ripreso nel 2019, ma vi sono molti elementi della mia infanzia. Le corde, spesso presenti negli scatti, si ispirano a quelle che venivano usate nella mia terra per fasciare i bambini piccoli. Si credeva infatti che aiutasse a non deformare la colonna verticale.

Anche l’elemento dello smalto è legato alla mia infanzia: ricordo di una volta in cui tornai dall’asilo con lo smalto rosso e presi il primo schiaffo da mio padre. Ho integrato questo ricordo nelle mie opere.

Inoltre, per la mostra di Lecco, che si svolgerà in un ex setificio del ‘700, sarà impiegata una nuova tecnologia che permetterà di purificare l’ambiente. Un aspetto fondamentale nella mia arte infatti è anche l’ecologia e il legame con il mondo naturale.

Una foto dalla serie PREDATOR© Caterina Notte

CONTAMINAZIONE

Recentemente ti sei avvicinata anche al cinema

Sì, sono stata contattata dal regista Tamal Mukherjee, da sempre interessato all’aspetto ambientale ed ecologico. Mi ha chiesto di fotografare la città di Monaco in pieno lockdown per un documentario sull’impatto del Covid a livello mondiale per l’emittente cinese CNA.

Uno scatto dell’istallazione 100 Posters in Costa Smeralda © Caterina Notte

E alla street art..

Sì con il progetto 100 Posters ho scelto luoghi della Costa Smeralda, dove vivo durante l’estate, sorvegliati e vigilati: porti, banchine private e ormeggi e vi ho appeso poster con le fotografie della serie Predator. Tutt’ora sto continuando ad affiggerne in giro. Mi interessa lavorare anche sulla zona industriale, essendo molto controllata: qui agisco con interventi delebili di bambine. Mi piace proprio che siano loro ad intervenire lasciando dei messaggi in città, mi sembra anche un modo per sviluppare un pensiero critico.

sFRUTTARE LA VIRALITà DELLA RETE

Sei attiva anche su Tik Tok! Come sta andando?

A dicembre è nato il progetto Predator Ubiquity, in cui chiedo alle ragazze di bendarsi e sbendarsi di fronte al video e di mandarmi il filmato. Molte si rifiutano e si mostrano reticenti, altre invece sono curiose, vogliono partecipare a questo esperimento sulla libertà. Non appena avrò raggiunto un numero cospicuo di video, li caricherò contemporaneamente in modo da creare questo effetto di ubiquità.

Un frame da un video del progetto Predator Ubiquity. © Caterina Notte

sogni e PROGETTI FUTURI

C’è un artista con cui vorresti collaborare?

Jeff Wall per me è fantastico: non crea le solite pose teatrali, ma i suoi soggetti sono assorbiti in qualcosa di vero e lo spettatore ha un ruolo attivo.

Mi piacciono molto anche i fotografi di moda come LaChapelle, trovo interessante quel contrasto tra la visione cristologica e i colori pop, anche se a volte mi sembra esageri. Per me la luce naturale è fondamentale: non ritocco quasi mai i miei lavori, mi limito solo ad eliminare qualche aspetto indesiderato se presente, senza snaturare i colori e la luce dello scatto.

Una foto dalla serie PREDATOR© Caterina Notte

Progetti futuri?

Sto lavorando ad un libro dedicato a Predator con la casa editrice Cultura e Dintorni.

I testi saranno di studiosi afferenti a diverse branche, che con la loro ricerca scientifica convalideranno il mio lavoro artistico. Ho già ricevuto due testi di studiose molto importanti ed è stata una grande emozione.

In copertina: Una foto dalla serie PREDATOR © Caterina Notte

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