Di Giulia Anici
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Perché scegliere la Cambogia come primo Paese per scoprire il Sud-est asiatico? La risposta è stata abbastanza semplice per me: spinta da una ricerca di naturale autenticità, un Paese che si è rialzato solo da una quarantina di anni, dopo aver vissuto una delle storie più cruente del nostro pianeta, non poteva che rivelarsi un concentrato di tradizioni, cultura, natura incontaminata e sorrisi genuini.

Per poter entrare direttamente in contatto con l’essenza del luogo, il mezzo migliore per accedere in terra cambogiana dai Paesi confinanti è il treno: le persone, il loro modo di vivere modesto e spartano, le distese verdi tutt’intorno, introducono con semplicità in questo mondo affascinante e così diverso dal nostro.
Un must-see cambogiano è la città di Siem Reap, conosciuta per i templi di Angkor, il più grande complesso archeologico religioso del mondo. La loro visita riempie gli occhi di bellezza e riporta la mente verso quelle epoche antiche dove umanità, religione e natura vivevano all’unisono.

Dopo questa città un po’ turistica, una meta consigliata è la cittadina di Battabang. Un’opzione per arrivarci è quella di percorrere in barca il fiume che connette le due città partendo dal lago Tonle Sap, una scelta che non vi deluderà: ha rappresentato, per me, uno dei momenti più indimenticabili del mio viaggio. Otto ore in cui non si poteva smettere di guardare attorno, curiosando tra le tante abitazioni dei vari villaggi galleggianti, tra un saluto e l’altro a tutti quei bambini che fremevano dalla voglia di mostrarsi nel loro vivere quotidiano sulle acque marroni del fiume.

Nella cittadina di Battabang conviene incentrare l’attenzione verso i vari punti di interesse che ci sono a pochi chilometri di distanza dal centro. Una gita con il tuk tuk, che vi guiderà fiero tra le proprie terre, è ideale: Battle Cave, bamboo train, templi buddisti sulla cima delle colline, risaie, villaggi di pescatori, sono solo alcuni esempi di quello che si può trovare in questa zona.

Phnom Penh è la capitale della Cambogia ed è un’occasione per entrare a pieno nella travagliata storia di questo popolo: una visita alle Killing Fields e al Museo del genocidio Tuol Sleng può lasciare l’amaro in bocca ma aiuta ad amare ancora di più questo popolo, che risulta così amichevole e sereno nonostante abbia attraversato, fieramente, anni di distruzione.

Una permanenza di qualche giorno nella capitale permette di muoversi tra i vari mercati dove ci si può affascinare tra colori vivaci e profumi intensi.
Dopo alcune giornate tra il traffico e la vitalità della “Perla d’Asia”, quello che cercherete è un po’ di pace e riconnessione con la natura. Quale momento migliore per spostarsi verso Est, nella provincia di Mondulkiri, dove giornate passate tra trekking nella giungla ed escursioni con gli elefanti vi riempiranno di emozioni.

È arrivata l’ora di spostarsi verso il Sud del Paese, per raggiungere le famose isole tropicali cambogiane. La sosta in una delle cittadine preferite dai backpackers, Kampot, è d’obbligo. Qui si possono visitare piantagioni di pepe, immense saline e parchi nazionali ma senza rinunciare a una bevuta in compagnia in uno dei numerosi bar che animano il centro della città.

Un viaggio in Cambogia non può concludersi senza passare dalle isole: Koh Rong Samloem è la preferita da chi è alla ricerca di pura quiete. Qui non troverete strade, un trekking nel mezzo della giungla connette le due parti opposte dell’isola. Tra acque cristalline e amache, trascorrono lente le giornate, dandovi la possibilità di recuperare tutte le energie necessarie per tornare alla vita quotidiana occidentale, spesso troppo frenetica.
Foto dell’autrice.
In copertina: Provincia di Battabang, tempio sulla collina e visione sulle risaie. Foto di Giulia Anici.