Di Maria Enrica Manni
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Gallipoli, la cosiddetta “Ibiza d’Italia”, balzata spesso agli onori della cronaca negli ultimi anni per la sua vita notturna smodata ed il sovraffollamento estivo, è in realtà molto più di questo. Le discoteche e i lidi che l’hanno resa la meta privilegiata del turismo under 30 sono proprio la parte meno bella della città.
Se, dopo aver guardato il tramonto immersi nelle acque color smeraldo di Baia Verde, decidessimo, con la salsedine ancora sulla pelle e lo zaino in spalla, di avventurarci per le vie della città vecchia, tra stradine tortuose, corti, bellissime chiese e palazzi storici, scopriremmo la vera magia di Gallipoli.
Questa cittadina sul mar Ionio è la “città bella” (dal greco: kalé polis) per antonomasia ed è bella sempre: che tiri forte il vento di tramontana, che scenda la pioggia ed illumini le strade lastricate, che splenda il sole sulle onde del mare. La città vecchia si porta addosso tratti del gusto greco, bizantino, normanno, angioino eppure mostra fiera il suo essere salentina.
La città si divide in due: da una parte c’è il borgo nuovo di Gallipoli che si sviluppa attorno al centrale e lunghissimo Corso Roma, la via principale, costituito da un susseguirsi quasi disordinato di negozi d’abbigliamento, pub e bar della tradizione salentina. Dall’altra c’è il centro storico che vive di turismo e processioni. A collegare le due Gallipoli un imponente ponte in muratura risalente al seicento. Prima di attraversarlo per addentrarci nelle stradine della città vecchia, fermiamoci ad ammirare una maestosa fontana che richiama l’attenzione di ogni passante, anche perchè sembra esser quasi “fuori posto”, difatti non si trova nella sua collocazione originaria che doveva essere la zona delle terme, attualmente chiamata “fontanelle”. Questa fontana Greco-Romana, è molto famosa ed in passato si pensava addirittura la si dovesse annoverare fra le più antiche d’Italia poiché le prime datazioni dell’opera la collocavano nel III secolo a.C. Dopo lunghi studi però l’opera è stata ricollocata in epoca rinascimentale, anche se non tutti sono d’accordo con questa nuova datazione.
Proseguendo la passeggiata sul ponte che congiunge la nuova cittadina con il vecchio borgo, il primo edificio che colpisce l’attenzione è il Castello angioino, costruzione severa e quasi completamente circondata dal mare, nella quale sono ancora conservate catapulte a cannoni che per tantissimi secoli hanno difeso la città dagli invasori. Costeggiando il castello ed ammirando il contrasto fra la dolcezza delle onde del mare e la rigidità della sua struttura iniziamo ad addentrarci fra le vie strette e tortuose del centro storico fino ad arrivare alla Cattedrale di Sant’Agata. Costruita nel punto più alto della città, appare maestosa ed imponente. In questa chiesa la tipica pietra leccese ha lasciato il posto al carparo, pietra gallipolina per eccellenza, ma il gusto barocco è perfettamente conservato e risalta subito nella facciata, facendola apparire sontuosa e raffinata.
Perdendosi nei vicoli laterali si scoprono angoli dove il tempo si è dimenticato di passare. A pochi passi dalla Cattedrale si trova il cinquecentesco Palazzo dei nobili Pirelli che racchiude, in quello che fu il suo ingresso principale, un’antica farmacia ancora oggi in attività. Inaugurata nei primi dell’800 come spezieria ed acquistata da un farmacista a fine ‘800 è stata da allora tramandata di generazione in generazione all’interno della stessa famiglia ed entrandoci sembra tutt’ora di varcare un portale del tempo perché tutto è esattamente com’era: ogni contenitore, ogni mortaio ed ogni pestello è al suo posto sulle scaffalature. Un vero e proprio angolo di ‘800 nel cuore di Gallipoli.
Ci si può anche imbattere nella magnifica scala barocca della biblioteca comunale ospitata nell’ex chiesa di Sant’Angelo. Tra i suoi scaffali si trovano sia volumi provenienti dalle diverse donazioni fatte alla città, che quelli provenienti dalla soppressione degli ordini dei conventi domenicani, cappuccini, francescani. Qui si possono ammirare dei rari manoscritti incunaboli, cinquecentine e seicentine.
Dalle viuzze strette e tortuose, seguendo il profumo del mare si arriva sul lungomare pieno di ristoranti di pesce, dove il protagonista indiscusso dei piatti è senza dubbio il gambero viola gallipolino, una particolare varietà di crostaceo, la cui polpa è leggermente più dolce rispetto a quelli tradizionali. Affacciamoci alle mura maestose del lungomare per ammirare la spiaggia della purità, la spiaggia dei gallipolini, che si estende sotto l’occhio vigile dell’omonima chiesetta dedicata alla Madonna della Purità, proprio di fronte alla spiaggia.
Ritorniamo vicino al castello, punto da cui il nostro piccolo tour della città vecchia ha avuto inizio, ma prima di lasciarla ci meritiamo un dolce premio, perché quindi non fare una visita da Martinucci? Storica pasticceria-gelateria ben nota in tutta la regione (ed in procinto di sbarcare anche oltre i confini pugliesi), collocata nel borgo antico proprio di fronte all’ingresso del Castello angioino, nell’ex Palazzo delle Poste.
Andar via dalla città senza assaggiare un pasticciotto è ai limiti dell’illegalità! Dimentichiamo i sensi di colpa per i kg di troppo e lasciamoci coccolare dalla dolcezza della crema nell’involucro dorato della pasta frolla, accompagnata dalla freschezza di un tipico caffè in ghiaccio salentino (no, non è uguale al caffè in ghiaccio di qualsiasi altro posto in Italia. Non vi sveliamo nulla: provare per credere!)
Credits: Gallipoli nel Salento, Photos on the road, Viaggiart.