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Continuano i nostri appuntamenti alla scoperta dell’educazione museale all’interno del panorama italiano. Abbiamo intervistato Silvia Andreozzi, Responsabile del Dipartimento Educativo del Chiostro del Bramante di Roma.
IL CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Il Chiostro del Bramante è un polo culturale nel panorama culturale romano: un luogo aperto e d’incontro di saperi e di esperienze. DART Chiostro del Bramante organizza e cura, da circa venti anni, un programma di mostre di arte contemporanea a Roma e gestisce tutte le attività e i servizi dello spazio culturale e polivalente del Chiostro. La sua missione è quella di rendere il Chiostro uno spazio aperto al pubblico con una offerta di servizi culturali e di incontro sociale a 360°.

un luogo per l’arte contemporanea
La sua storia inizia con il restauro del Chiostro, ultimato nel 1997, e la successiva ristrutturazione. Gli interventi hanno riportato all’antico splendore la struttura progettata nel 1500 da Donato Bramante. La riqualificazione ha permesso il recupero di ampi spazi anticamente adibiti all’attività conventuale ed ora adibiti alle esposizioni e gli spazi di frequentazione e socialità.
Dal completamento del restauro, la direzione ha portato avanti un’ininterrotta opera di affermazione del Chiostro del Bramante nell’ambito della diffusione della conoscenza dell’arte e nella rete delle relazioni culturali nazionali ed internazionali.
L’INTERVISTA A SILVIA ANDREOZZI
Ciao Silvia, grazie per aver accettato il nostro invito. Parlaci di te, qual è il tuo ruolo all’interno del Chiostro del Bramante?
Sono responsabile del Dipartimento Educativo. Già qui apro una parentesi molto grande: le professioni museali – soprattutto in ambito museale – non sono pienamente riconosciute e codificate. E, in effetti, le mansioni da museo a museo possono cambiare e possono essere “ibride”. Quando sono arrivata al Chiostro del Bramante sono stata effettivamente chiamata per ricoprire questo ruolo. Prima però ho fatto tutta la “gavetta” da storica dell’arte a tirocinante, da educatrice museale al coordinamento, in altri dipartimenti di musei romani. Posso dire di aver lavorato in tutti i ruoli che portano a questo incarico.
Quale approccio hai verso per l’educazione attraverso l’arte?
In maniera collaterale il mio percorso di studi e specializzazioni mi ha portato a lavorare a progetti che riguardano gli strumenti digitali applicati alla didattica dell’arte. La considero una skill in più rispetto alla classica formazione dei Responsabile del Dipartimento perché mi ha permesso – soprattutto nell’ultimo anno e mezzo – di sperimentare ancor più ciò di cui mi stavo occupando.
Il Chiostro Del Bramante è stato tra i primi musei ad avere un’offerta educativa in digitale e a mantenerla in parallelo. Ad oggi, le scuole che si rivolgono a noi possono scegliere tra le attività in presenza o quelle in digitale. Non sono copie l’una dell’altra attività, sono progettate in due modi totalmente differenti e sfruttano i plus della presenza o del digitale. Mi occupo quindi di progettazione sia in presenza sia in digitale con il fine di offrire percorsi efficaci.
Ho la possibilità di collaborare con l’ufficio mostre, lavoro a stretto contatto con i curatori e con il dipartimento che si occupa di comunicazione oltre che con la Direzione e questo è un vantaggio nella progettazione. La forza dei nostri progetti è la possibilità di lavorare in rete, anche nel periodo più duro.

Cosa cerchi nella progettazione delle attività?
Facciamo i conti tutti i conti con un grande e bellissimo “cortocircuito”: il visitatore che arriva al Chiostro del Bramante si trova in un’architettura rinascimentale ma ciò che vede al suo interno è arte contemporanea.
Dunque, l’assunto da cui partiamo sempre quando lavoriamo alla progettazione è che l’arte è sempre contemporanea. Questo grande salto nel tempo che cerchiamo di far vivere allo spettatore e che è l’esperienza che attiva i processi di apprendimento che per noi sono il risultato atteso dell’azione educativa, è l’attivatore della meraviglia e della curiosità che attiva lo spettatore. La meraviglia si attiva: parlare di Bramante e Raffaello e poi trovarsi davanti a un’opera di Banksy.
L’altro punto che tengo a precisare è l’esperienza, anche in digitale. Cosa significa? Che a volte, a discapito di date o nozioni, cerco di far vivere un’esperienza al visitatore: ciò si traduce in presenza presenza per esempio utilizzare il corpo, mentre in digitale significa implementare la visione con materiali audio, video, materiali inediti che non avrebbero potuto fruire nemmeno nella migliore visita in presenza.

Quali sono gli obiettivi generali della tua metodologia?
Esperienza – sensi – contemporaneo sono tre parole chiave che al meglio riassumono la nostra metodologia. Quello che noi cerchiamo di fare, nonostante i vari contingentamenti, è quello di selezionare le opere per favorire questo processo esperienziale.
Quali sono le sfide di progettare per mostre temporanee e molto diverse tra loro?
Quando sono arrivata c’erano Bacon e Freud ed ora c’è Banksy: progettare per mostre temporanee è molto stimolante, conosco sempre con grande anticipo cosa accadrà negli spazi.
La sfida delle mostre temporanee è quel qualcosa in più che ti da la carica di “non sedere sugli allori” ma andare sempre avanti e cercare nuove vie di sperimentazione cosa più complessa invece sulle collezioni permanenti.
Quali sono state le proposte maggiormente richieste al vostro Dipartimento Educativo dai pubblici in questo anno di cambiamenti?
Dividerei quest’ultimo anno e mezzo in due momenti: fin quando si poteva fare presenza e quando c’è stato il digitale.
Mettendoli a confronto abbiamo avuto tante visite in presenza quante in digitale, anche se quest’ultimo si è concentrato in poco tempo.
Le visite in presenza le fa il pubblico del territorio e quella più richiesta è quella animata: una tipologia di visita ibrida tra visita guidata e laboratorio, quindi un’attività itinerante in mostra con brevi attività laboratoriali e la fascia principale è quella scuola primaria.
In digitale l’attività più richiesta è “la scoperta del backstage” quello che c’è dietro la mostra. Il percorso è pensato per la scuola secondaria di primo grado ma è stato richiesto anche dalle primarie per cui l’attività è stata ripensata utilizzando il libro illustrato “Banksy” di Fausto Gilberti di Corraini Editore. Queste sono le due grandi categorie di attività richieste.

Hai voglia di parlarci di un percorso che ti rende particolarmente fiera del lavoro svolto?
Sicuramente il percorso TUTTO SU DI LUI: TI RACCONTO ALL ABOUT BANKSY in cui ho previsto l’utilizzo del podcast come strumento educativo dedicato alla fascia delle scuole secondarie: la classe, dopo una selezione di opere che vede in mostra, realizza il testo e lo registra poi noi in dipartimento lo montiamo con una copertina, un jingle di mostra.
La mostra ha inaugurato il maggio scorso, le scuole hanno sperimentato questo strumento e devo dire che sono stati fatti dei lavori molto belli e piacevoli. Ci siamo resi conto che è uno strumento vicino ai ragazzi, l’educatore non fa fatica a spiegare cosa devono realizzare, inoltre i partecipanti da “fruitori di podcast” hanno avuto modo di scontrarsi con la parte del “making of” e hanno potuto comprendere le difficoltà nascoste dietro un prodotto che normalmente viene fruito da chiunque.

Cosa significa per te “accessibilità” e cosa “inclusione”? Cosa fate per rendere le vostre attività per tutt*?
L’accessibilità e l’inclusione sono due temi che mi stanno molto a cuore perché nelle mie esperienze passate ho progettato e coordinato esperienze di didattica museale in LIS, abbiamo educatori ed educatrici sordi. Quindi nel prossimo periodo lavoreremo anche qui, come Chiostro del Bramante, in questa direzione.
Per quanto riguarda le proposte già avviate sono tutte pensate per essere accessibili a tutti: i prodotti per le attività digitali erano già pensati per essere aperti a tutti quindi per esempio avevano una grafica semplificata o con stimolazioni sonore non troppo forti nel digitale.
Per la mostra in corso abbiamo realizzato delle audioguide che si possono fruire direttamente dal proprio cellulare. Molto si potrebbe fare, consideriamo che stiamo riprendendo ora dopo le varie situazioni create dalla pandemia quindi guardiamo al futuro.
Quali sono i progetti per il futuro?
Lavoreremo con il cuore dell’arte contemporanea ma non posso ancora svelare nulla! Stiamo lavorando già moltissimo e vorremmo cercare di colmare il gap sull’arte contemporanea che si crea nella scuola italiana per cui non si arriva mai a conoscere l’arte dopo l’astrattismo.
Vorrei investire ancor più nella formazione degli educatori e delle educatrici e del personale docente della scuola.
Cosa diresti a tutt* coloro che vorrebbero intraprendere la strada dell’educazione museale?
Consiglierei di crearsi una propria esperienza specifica, una propria specificità. Diffido molto da chi dice che fa didattica su tutto: bisogna essere specialisti del settore.
INFORMAZIONI PER LA VISITA
Il Chiostro del Bramante è aperto dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 21.
In copertina: visita alla mostra ALL ABOUT BANKSY, Chiostro del Bramante – credit Silvia Andreozzi