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Abbiamo intervistato per voi Serena Goldoni, coordinatrice delle attività educative del rinnovato Museo Civico di Modena per le collezioni d’arte e del progetto “A scuola con l’Unesco”, per parlare di “buone pratiche” dell’educazione museale e non solo.
IL MUSEO CIVICO DI MODENA
Il Museo Civico di Modena è nato nel 1871 come museo unitario e dal 1886 ha sede nel Palazzo dei Musei. Il suo fondatore e primo direttore, Carlo Boni, creò un museo caratterizzato da un’apparente eterogeneità, risultato di un progetto pensato per “accogliere e conservare tutto quanto potesse interessare l’intera popolazione”. I successivi direttori ne ampliarono la collezione.
La nascita del museo cittadino fu promossa e condivisa da una borghesia illuminata che, negli anni successivi all’unità del Paese, volle impedire la dispersione del patrimonio archeologico, storico e artistico locale e che nel museo depositò, tramite lasciti e donazioni, la memoria di sé e della propria epoca.
A TU PER TU CON SERENA GOLDONI
Ciao Serena, grazie per aver accettato il nostro invito e per inaugurare, finalmente, la nostra nuova rubrica sull’educazione museale. Parlaci di te, qual è il tuo ruolo all’interno del Museo Civico?
Io sono una “voce” del sistema educativo del Museo Civico. Sono responsabile dei percorsi che riguardano le collezioni di arte e di artigianato del Museo Civico di Modena.
Mi sono sempre occupata di educazione museale ma sono entrata in contatto con questa collezione nel 2017. Ho lavorato come curatrice alla Galleria Civica di Modena occupandomi di arte contemporanea e delle attività educative legate alle mostre, e dal 2017 sono entrata a far parte dello staff del museo. Ora, insieme a colleghi e collaboratori da cui ho potuto imparare molto e condividere idee ed esperienze, mi occupo delle proposte educative legate alle collezioni d’arte e artigianato.
Il Museo Civico inoltre fa parte del Coordinamento Sito UNESCO di Modena che, insieme ai Musei del Duomo ha attivato dal 2013 il progetto A scuola con l’Unesco, e che propone attività per le scuole sulle meraviglie del Duomo, della Torre Civica e di Piazza e al Palazzo Comunale dal 1997 Patrimonio mondiale dell’Umanità.
Quali sono le proposte che vengono fatte ai pubblici sulle collezioni di arte e artigianato e qual è il pubblico a cui vi rivolgete principalmente?
Per quanto riguarda le Collezioni, abbiamo un’infinità di proposte che si rivolgono principalmente alle scuole dell’infanzia, alle scuole primarie e alle secondarie di primo grado.
Generalmente ci rivolgiamo anche a pubblici fragili, come le case protette per gli anziani (le RSA) oppure carcerati, ma progettiamo percorsi anche di intercultura.
La maggior parte dei percorsi sono costruiti con una prima parte “teorica” di avvicinamento e di scoperta del museo attraverso narrazioni, spettacoli, giochi e visite, e una parte “pratica” che si svolge nel nostro laboratorio didattico. L’attività pratica prevede la ripresa in esame di tecniche e metodologie ispirate naturalmente alle collezioni.
Come avete affrontato le difficoltà dettate dalla pandemia e dalle nuove norme anti contagio?
Ci siamo ritrovati a dover far fronte a una grossa lacuna a causa sia del primo lockdown del 2020, che difficoltà recenti. A inizio anno scolastico siamo riusciti a riprendere in minima parte le attività, ma poco dopo c’è stata una brusca frenata, le classi non potevano più venire al museo.
Non avendo la possibilità di entrare come esperti esterni all’interno della maggior parte delle scuole, abbiamo rimodulato e riformulato tutti i nostri progetti, quelli riguardanti il museo e quelli di “A scuola con l’UNESCO” grazie anche all’aiuto di Memo, Multiventro Educativo Sergio Neri, del Comune di Modena che da sempre comunica e coordina le adesioni e le prenotazioni delle scuole per tutti gli itinerari proposti all’interno del Comune.
Quello che noi abbiamo fatto è stato essere il più flessibile possibile per restare in contatto con il mondo della scuola attraverso delle proposte che potevano essere fatte a distanza, senza esagerare nello snaturare i nostri itinerari cercando di essere il più interattivi possibile.
Quindi limitatamente a quello che si poteva fare ci siamo rinnovati sia in chiave “a distanza” sia “in presenza”. Siamo riusciti anche a produrre alcuni video dedicati al patrimonio UNESCO che noi utilizziamo e con cui cerchiamo di rendere coinvolgente la Didattica Online.
Come è stato confrontarsi con gli insegnanti e con le scuole?
Il COVID ci ha avvicinato tantissimo agli insegnanti: con loro abbiamo costruito davvero dei percorsi che potevamo proporre in quella forma e in quella modalità che quel determinato momento ci consentiva di fare. Per noi è stata una grande lezione e una grossa opportunità.
Puoi raccontarci uno dei progetti che siete riusciti ad avviare in questi mesi?
Siamo riusciti a costruire un percorso rivolto alle scuole dedicato ai 150 anni del museo – che cade proprio nel 2021 – e creato sotto forma di narrazione: Carlo fa un Museo. Veniva fornito all’insegnante un kit per la fruizione autonoma e che comprendeva dei file audio in cui una voce narrante, che impersona Carlo Boni – primo direttore, si racconta e narra le collezioni. I file erano accompagnati da fotografie e da altri materiali tra cui una scatola con 9 caselle, tante quanti i capitoli di questo “audio libro” in cui c’erano oggetti evocativi di ciascun capitolo o parte della collezione.
Infine veniva fornita un’altra scatola in cui veniva chiesto di raccogliere “la storia della classe”. Ciascun oggetto veniva successivamente trasformato dal dipartimento: ai bambini rimane così un segno a ricordo dell’esperienza.
È molto interessante questo punto in cui racconti che è il museo ad andare a scuola, quali sono le potenzialità?
Abbiamo puntato a non fornire una documentazione fotografica delle raccolte, ma oggetti evocativi perché non deve essere un percorso didascalico. Il racconto “fuori dal museo” deve essere divertente, interattivo, coinvolgente, è un’altra esperienza e non si può sostituire alla visita.
È comunque chiaro che il nostro intento primario è quello di far tornare tutto il pubblico al museo.
Che cosa avete fatto con le altre tipologie di pubblico?
Nel corso dell’anno abbiamo continuato a lavorare con proposte in presenza (quando è stato possibile), con esperienze online oppure con kit per attività a distanza per le famiglie per esempio.
A metà settembre a Modena viene fatto il Festival Filosofia. Nel settembre 2020 abbiamo offerto attività visite e visite animate per piccolissimi gruppi – che hanno funzionato molto bene.
Cosa mi puoi dire riguardo all’accessibilità e all’inclusione?
Abbiamo dovuto interrompere una bellissima collaborazione con le Carceri di Modena a causa del Covid. Siamo riusciti ad entrare in carcere solo per qualche appuntamento, abbiamo portato da loro i nostri percorsi. È stata un’esperienza meravigliosa e che spero di poter riprendere al più presto.
Lavoriamo tanto con il CPIA di Modena che insegna italiano agli stranieri con cui abbiamo lavorato negli anni passati e con cui abbiamo ripreso a progettare in vista di progetti inclusivi da proporre nei prossimi mesi. C’è una rinnovata voglia di rimettersi in gioco.
Stiamo partecipando a diverse iniziative patrocinate dal Comune: abbiamo aderito ad un progetto di affido culturale, di intercultura con i Servizi Sociali del comune e così via.
Il Covid ha interrotto gran parte dei progetti: ecco perché abbiamo preferito evitare di forzare e attendere tempi migliori per poter riprendere in tutta sicurezza – ma soprattutto – in presenza. Ci siamo dedicati alla formazione grazie a corsi dedicati proprio all’accoglienza del pubblico, anzi dei pubblici, che hanno abilità differenti.
Quali progetti per il futuro?
Primo di tutti: riaprire il museo, rinnovato! Molte delle nostre sale sono state rinnovate e abbiamo lavorato moltissimo sull’identità del nostro museo. Siamo passati da essere Musei Civici a Museo Civico. Siamo stati sostenuti da un Team di esperti per ritrovare e costruire la nostra identità digitale.
Rinnovare i percorsi esistenti e legare con proposte tutto il museo: non parlare non solo più per “raccolte” ma esperienze trasversali che il museo stesso può raccontare – come “Carlo fa un museo”.
Il futuro vedrà il nostro lavoro crescere tanto.
In copertina: Museo Civico di Modena – credit Serena Goldoni
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