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Quando racconto che mi occupo di educazione museale capita spesso che mi chiedano: “quindi cosa fai?” “Insegni?” “Spieghi le opere ai turisti?” – in realtà, nessuna delle due.
Da qui la necessità di questa nuova rubrica che nasce dal bisogno di raccontare un universo che permette ai musei di comunicare e di arrivare ai propri visitatori.
COS’È L’EDUCAZIONE MUSEALE?
L’educazione museale (o didattica museale) è l’insieme delle esperienze educative offerte da un Museo per rendere accessibile a tutt* il patrimonio culturale, sia esso materiale o immateriale. Tutte le proposte educative hanno l’obiettivo di trasmettere cultura, stimolare curiosità nei pubblici e avvicinarli alla propria storia. Le attività educative progettate dai Dipartimenti Educativi possono essere tra le più svariate, dalla classica “visita guidata” ai laboratori didattici, ma anche letture animate, percorsi interattivi, workshop, attività di formazione, visite animate e visite tattili a cui si possono aggiungere esperienze di benessere al museo…
Va sottolineato che tutto si basa sul ruolo sociale del Museo: esso è un luogo educativo fondamentale per la crescita culturale e per l’inclusione sociale di tutte le persone.
IL MUSEO è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto.
International Council of Museums – icom
Immaginiamo l’educazione museale come una fitta trama che tiene insieme le persone, con i luoghi, con gli oggetti dell’arte e del mondo. Questo intreccio però non si esaurisce con l’esperienza, ma è in continua crescita grazie al contributo dei cittadini che fruiscono di quel patrimonio.
nasce la “didattica museale” in italia
La didattica museale ha origini anglosassoni. I primi servizi educativi nascono tra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX, in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.
Nel Secondo Dopoguerra, in Italia si iniziò a parlare di “Didattica museale” come l’insieme delle metodologie e degli strumenti utilizzati dalle istituzioni museali per rendere accessibili ad un più vasto pubblico possibile le proprie collezioni. Numerosi musei italiani riaprirono al pubblico proponendo programmi innovativi di educazione attraverso l’arte, rivolti alle scuole. Da questo impulso si iniziò ad utilizzare il termine didattica museale. Esso indicava tutte quelle attività rivolte ai giovani, ai bambini e alle bambine svolte all’interno dei musei. Il dibattito si sviluppò all’inizio degli anni Cinquanta, stimolato anche dalla creazione di organismi internazionali quali l’UNESCO e l’ICOM.
Tra gli anni ’60 e ’70, grazie all’impegno delle maggiori istituzioni culturali del Paese, furono create le prime “sezioni didattiche” presso i grandi musei nazionali. Nella nuova prospettiva, assunse centralità il concetto di “esperienza”. Il principio educativo della Didattica museale era riconoscere il visitatore del museo come il protagonista del suo sviluppo e del suo modo di apprendere.
Nel corso degli anni 80 e 90 si è manifestata l’esigenza di uniformare i metodi didattici applicati. Tra le possibilità offerte dai musei troviamo: visite guidate, seminari e cicli di conferenze, corsi di aggiornamento per insegnanti e studenti, materiale didattico per le scuole, laboratori, animazioni teatrali.
DALLA “DIDATTICA” ALL’EDUCAZIONE MUSEALE
Al principio, la didattica museale poteva essere considerata come l’insegnamento delle discipline legate al museo e alle collezioni d’arte. Nel corso degli anni si è assistito progressivamente ad una maggiore consapevolezza sull’eterogeneità dei pubblici e del contesto culturale. Questo ha determinato un profondo cambiamento nei metodi e nelle finalità di questa disciplina.
Nel 2003, durante il Convegno di Parigi “Learning in European Museum” si è cercato di trovare una denominazione comune per tutte le attività rivolte ai pubblici dei musei. La scelta è ricaduta sul termine “Educazione Museale”.
Educare – tirare fuori, portare alla luce quello che non si vede – significa fornire gli strumenti per comprendere il patrimonio culturale, facendo leva sul divertimento e l’interazione con gli altri. Le esperienze che tengono conto del coinvolgimento attivo del visitatore rimangono nel cuore delle persone. Esse generano affetto nei confronti dei luoghi di cultura, alimentando il senso civico e sociale, in un flusso che porta al rispetto e alla voglia di condivisione.
L’EDUCAZIONE MUSEALE OGGI
Nonostante le difficoltà in quest’anno di emergenza, i musei non sono venuti meno al loro ruolo educativo. Sembra che tante istituzioni culturali, mai come ora, ne abbiano ritrovato il senso più profondo. L’educazione museale è stata stravolta inevitabilmente dai nuovi vincoli che coinvolgono tutti gli aspetti della vita e come questi, si è dovuta rinnovare. Dalle visite online, alle esperienze miste tra virtuale e in presenza, alle proposte di DAD per le scuole di ogni ordine e grado, ma soprattutto la ricerca di un più profondo legame con il territorio, con le comunità che lo vivono.
ALCUNE PAROLE CHIAVE
Da questa premessa possiamo facilmente individuare alcune parole chiave o, se vogliamo, possibilità da esplorare:
- Memoria: I musei come servizio pubblico (dei cittadini, della prossimità) sono custodi del patrimonio in tutte le sue sfaccettature e si proiettano al futuro.
- Inclusione: Poiché luoghi di apprendimento non formale e di scambio socio-culturale, i musei sono chiamati a giocare un ruolo chiave nei processi di integrazione, promozione sociale e partecipazione attiva. In una società sempre più multietnica, il patrimonio culturale è un efficace strumento per il riconoscimento e la comprensione critica dell’identità della diversità culturale, del mondo proprio e altrui, sollecitando il dialogo costruttivo e il confronto tra individui e comunità differenti.
- Accessibilità: Un museo accessibile è un luogo empatico che fa dell’ascolto attivo la prima strategia per il coinvolgimento. A questo scopo, è chiamato a rimuovere le proprie barriere (siano esse sensoriali, fisiche, cognitive, culturali, emotive o economiche,…) per permettere ai visitatori – tutt* – di sentirsi parte attiva. Il caso dell’inclusione delle disabilità, a cui spesso l’accessibilità museale viene associata, ne rende evidente le più ampie necessità di adozione.
- Per tutte le età: Il diritto al sapere è un bisogno strutturale, una necessità collettiva che non ha limiti temporali. Oggi il museo è considerato come luogo vivo e mutevole in cui la storia delle fonti e degli oggetti esposti incontra quella dei suoi visitatori; dove il piacere estetico può essere arricchito dal piacere della ricerca e della scoperta, attraverso la partecipazione a proposte laboratoriali che coinvolgano attivamente adulti e bambini.
Tenendo a mente questi concetti apriamo la nuova rubrica, che proverà a raccogliere e raccontare le buone pratiche dell’educazione museale in Italia, grazie alle testimonianze di moltissim* professionist* del settore.
In copertina: Illustrazione di Laura Carioni.
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