Di Alba Panzarella
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Nei 28 anni della sua breve ma intensa vita, Egon Schiele ha posto le basi di una rivoluzione artistica e di pensiero nota ai più con il termine di Espressionismo.

Nello specifico, l’artista austriaco ha fondato con gli amici Kokoschka e Oppenheimer il movimento Neuekunstgruppe, nato in opposizione all’accademia tradizionale; gli artisti della “nuova arte” pongono un’attenzione inedita al sentimento, in particolare nei confronti di tutto ciò che viene considerato “degradato” dalla borghesia inautentica. Si inizia a sviluppare una poetica del brutto – inteso come bello degradato, e non come vuota categoria qualitativa – in cui emerge il dovere sociale dell’artista di dare attenzione all’emarginato, all’ignorato e al diverso. Mettere in primo piano quindi tutto ciò che la chiusa mentalità borghese del tempo riteneva di poco valore, inappropriato o addirittura scandaloso.

Non è d’altronde inaspettato che giovani artisti nati nei fermenti culturali della Vienna a cavallo del 18esimo e 19 esimo secolo – la Vienna di Klimt e del Secessionismo, di Freud e della Psicoanalisi – sfidino i tabù della società, creando un movimento talmente rivoluzionario da influenzare l’arte per tutti gli anni a venire, in ogni sua forma.
La storia personale di Schiele è costellata da scandali: a partire dall’attenzione per il corpo preadolescenziale della sorella minore, sua prima modella, alla relazione con la 17enne Willy che diventerà la musa delle sue più grandi opere. Schiele è segnato dalla morte del padre per sifilide (contratta in uno dei tanti bordelli viennesi), evento che contribuisce a suscitare l’interesse del giovane artista nei confronti del corpo nudo, della sessualità, della malattia e della carnalità, rendendolo per eccellenza l’artista dell’Eros e del Thanatos.

Il nudo in Schiele viene trattato con una fascinazione assolutamente poco sessualizzata e sessualizzante: il suo sguardo sul corpo umano – maschile o femminile che esso sia – non è quello del voyerismo marcatamente maschile che si ritrova in tutta la storia dell’arte, ma al contrario fa trasparire un’innocente curiosità e un’attenzione per lo stato psicologico del soggetto che scuote profondamente l’osservatore. L’artista fa parlare i soggetti delle sue opere di malinconia, disperazione e carnalità, di malattia e moralità, rendendole realmente sovversive in quanto scuotono dal profondo la moralità di una borghesia ipocrita.
L’impatto dell’arte di Egon Schiele è stato immenso, non solo per quanto riguarda l’influenza diretta di artisti a lui vicini o di movimenti successivamente fondati – come ad esempio l’Espressionismo Astratto – ma anche, più intimamente, nella vita e nelle opere di diversi artisti.
Jean-Michel Basquiat
A Egon Schiele e Jean-Michel Basquiat sono state dedicate due mostre organizzate alla Foundation Louis Vuitton nel 2018. I due artisti sono stati accostati per molti dettagli della loro biografia: entrambi morti neanche trentenni, entrambi artisti ardenti, fuori dall’ordinario e anti-establishment, che partecipano in modo attivo alla cultura underground delle proprie città. Figure intense, segnate da una forte individualità e da una grande fascinazione.
Ciò che da un punto di vista artistico colpisce maggiormente è la fascinazione alle stesse tematiche, trattate con la stessa cruda sensibilità: è un’arte “degradata”, nuova, che sconvolge tutto quello che è avvenuto prima ma che fa riflettere profondamente sui temi fondamentali dell’esistenza: amore e morte, con un tratto ossessivo e virtuoso.

David Bowie
David Bowie ha creato una complessa immagine di sé, caratterizzata da androginismo e da pose e movimenti innaturali e dinoccolati. I due artisti possono essere accostati da un punto di vista intellettuale, accomunati dall’alienazione da pensieri sociali convenzionali e da un rifiuto delle norme sociali.
Il corpo viene utilizzato in modo totale, diventando espressione di dolore e sessualità, in particolar modo nell’autoritratto. Bowie sceglie di essere rappresentato in modalità che fanno immediatamente pensare a quadri di Schiele, alle stesse incredibili distorsioni degli arti, come nella copertina di Lodger del 1979.

Tracey Emin
L’artista Tracey Emin, in un’intervista con David Bowie del 2001 per il Guardian, parla proprio di quella copertina come della prima volta in cui si è appassionata ad Egon Schiele. Il Leopold Museum di Vienna ha ospitato una mostra dedicata all’artista inglese in cui le sue opere dialogano con una selezione di quadri di Schiele, mostrando le similitudini relative alle loro aspirazioni artistiche.
Entrambi gli artisti hanno elementi espressionisti, un linguaggio tagliente e diretto, utilizzato per parlare di tematiche quali amore, sofferenza, bramosia e desiderio. Emin e Schiele sono anche accomunati dal forte interesse nei confronti della donna.

Francis Bacon
Il corpo è protagonista delle opere di Francis Bacon. Il segno violento e deformato di Bacon e la sua tavolozza cromatica febbrile e opprimente ci fanno immediatamente pensare alle opere di Schiele, in particolar modo se aggiungiamo al puzzle il tassello legato alle tematiche affrontate da entrambi gli artisti: il contrasto con la società e con la famiglia e una sessualità che porta angosce e turbamenti.
Bacon e Schiele sono entrambi artisti in grado di dipingere ciò che non può essere dipinto, di dialogare con l’osservatore parlando direttamente alla sua sfera emotiva e più profonda.

Tim Walker
Il fotografo Tim Walker trae continuamente ispirazione nei suoi scatti dalla storia dell’arte. L’attenzione ai dettagli e l’ambientazione onirica sono tratti distintivi della sua poetica, unitamente alla capacità di trasferire una reazione emotiva.
La serie di fotografie ispirate ad Egon Schiele danno vita ai personaggi che popolano le opere dell’artista, non solamente attraverso un’assoluta dovizia di particolari ma anche con una forte espressività, accentuata ancora di più dalla presenza spiazzante dei modelli in carne ed ossa.

Immagine copertina: Tim Walker credit