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Per tutta la sua carriera ha sperimentato e comunicato, grazie alla sua anima pop ed al suo estro geniale: Elio Fiorucci è stato uno dei designer più eclettici del Made in Italy, nonché il primo “cool hunter” della storia della moda.
Nato a Milano nel 1935, Fiorucci trascorre la sua adolescenza al fianco del padre, titolare di un negozio di scarpe da uomo. È qui che realizza il suo primo esperimento: tre paia di coloratissime galosce in plastica che vengono pubblicate sulla rivista “Amica”.
La svolta, per Elio Fiorucci, coincide con un viaggio nella Swinging London degli anni ’60. Il giovane designer resta folgorato dal senso di libertà e trasgressione che si respira in quella città così fuori dagli schemi. Ritornato a Milano, Fiorucci importa una moda inclusiva, che viene dalla strada, ispirata da negozi come Biba e mercati come quello di Carnaby Street.
I CONCEPT STORE TRA EUROPA E STATI UNITI
Il primo negozio milanese targato Fiorucci, progettato dalla designer Amalia Del Ponte, apre i battenti nel 1967, in Galleria Passarella. È chiaro fin da subito che il negozio non è una classica boutique, ma un vero e proprio “concept store”, il primo in Italia: magliette, jeans, pezzi vintage, dischi, libri, si alternano tra gli scaffali di questo paradiso riempito dai gingilli raccolti dal designer in giro per il mondo.
“Al centro di una Milano rigida, fra boutique di lusso, noi siamo arrivati con le minigonne, i colori, le luci, la musica alta. È stato uno shock per la città, ma al tempo stesso la mia fortuna”.
Elio Fiorucci
All’apertura del negozio milanese segue, nel 1976, la nascita del concept store Fiorucci a New York. Il negozio diventa il luogo preferito di intellettuali ed artisti come Truman Capote, Basquiat, Haring e Warhol, protagonisti dell’arte d’avanguardia statunitense; nonché meta preferita di una Madonna ancora agli esordi, che sovente lì si esibiva, e di un giovanissimo Marc Jacobs.
Il fervore scatenato dall’uragano Fiorucci continua anche negli anni ’80. La passione per l’arte del designer lo porta a invitare Keith Haring a Milano, per fargli trasformare il negozio in un’opera d’arte. Un altro incontro fondamentale è quello con la performing artist Colette, che nel 1978 realizza a New York una performance nella quale dorme nella vetrina del negozio Fiorucci. In seguito lo stilista comincia a utilizzare modelle vere in vetrina e commissiona una linea di abbigliamento a Colette, chiamata “Deadly Feminine Line”.
lo stile di elio fiorucci
Nel frattempo, comincia la produzione vera e propria: portano la firma di Fiorucci abiti per il tempo libero e jeans. Tutti i capi sono resi riconoscibili da un logo che raffigura due angioletti vittoriani, ideato dal designer Italo Lupi.
La vera rivoluzione di Fiorucci sono i jeans da donna.
“Un giorno ero con mia moglie a Ibiza e, mentre stavamo girando in macchina, tra i casolari sparsi abbiamo visto delle bellissime ragazze in topless e jeans che si tuffavano nell’acqua e questi pantaloni restavano completamente aderenti. Il risultato erano gambe e sederi bellissimi. Non erano semplicemente donne, ma statue blu indaco”.
Elio Fiorucci
Elio Fiorucci si rende conto che le donne non possono e non devono indossare pantaloni da uomo. Crea i primi jeans stretch che, prodotti con tessuto mix di lycra e denim, sottolineano le forme e le gambe.
La moda di Fiorucci è sensuale, divertente, libera. Tra le sue stampe preferite quella militare, caratteristica delle divise della Marina che riesce ad aggiudicarsi e trasformare in opera d’arte. Molto amata dal designer anche la stampa leopardata, che tinge pantaloni di tutti i tipi. Memorabili gli impermeabili trasparenti, il tanga che compone monokini e bikini e le t-shirt con Mickey Mouse e Minnie.
la fine di un’era
Dopo la grande espansione durata circa tre decenni, nel 1990 Fiorucci cede la sua attività ad una società giapponese, ma continua a creare. Nel 2003 fonda il marchio “Love Therapy”, che produce felpe, jeans, abiti e accessori coloratissimi.
Nel 2015, all’età di ottanta anni, Fiorucci scompare, lasciando in eredità al mondo del fashion un’irriverenza e spregiudicatezza, declinate in una moda inclusiva, colorata, che ispirano tutt’ora i designer contemporanei.
In copertina: Illustrazione di Elena Cammarata, “Fiorucci Logo”, Credits
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