FAUSTINO BOCCHI: STORIA DI UN PITTORE DIMENTICATO
Faustino Bocchi nasce a Brescia nel 1659. Inizia la sua carriera di pittore come allievo del bresciano di origine fiamminga Angiolo Everardi, detto appunto il Fiammenghino. Bocchi muove così i suoi primi passi tra i generi della natura morta e delle bambocciate. Il giovane pittore però, si mette alla prova anche con figure all’interno di composizioni sacre, come per le Storie di santo Spirito per la chiesa di Santo Spirito a Brescia, oggi disperse e il San Marco del 1726 per la chiesa della Carità di Brescia.
il genere della bambocciata
La vera fortuna del pittore lombardo è però dovuta alle scene di genere. La diffusione delle cosiddette “bambocciate” è da attribuire all’artista olandese Pieter van Laer, detto il Bamboccio, attivo a Roma tra il 1625 e il 1639. Specializzato nelle scene di piccolo formato, si soffermava su specifici particolari che rappresentavano assalti di ladri e briganti, pranzi in taverne, cavalieri e viaggiatori in sosta, scherzi di carnevale descritti attraverso una realistica minuzia di particolari e una piacevole arguzia. I seguaci di va Laer (i “bamboccianti”), sono stati capaci di diffondere queste scene dilettevoli in tutta la penisola, dando vita a un vero e proprio genere, declinato in moltissime varianti.
ALLA PITTURA SACRA PREFERISCE LE AVVENTURE DI NANI
Faustino Bocchi, pur operando nell’ambito dell’area bresciana, è uno dei più significativi interpreti della bambocciata, che sviluppa soprattutto in maniera carnascialesca e satirica, rendendo protagonisti soprattutto bizzarri nanetti intenti nelle più disparate attività. Le sue opere sfociano spesso in composizioni fantastiche in cui le figurine di nani, oltre che affollare scenette di vario genere, possono anche creare volti mostruosi, bizzarri e deformi, in composizioni che ricordano quelle di Arcimboldo (1427-1593), ma che non nascono da combinazioni di frutti bensì di persone.
il mini mondo dei pigmei
Alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia si conservano alcune delle sue tele, con scene di vita popolare, nani in vesti settecentesche laboriosamente immersi in varie attività, incontri tra diverse creature umane e animali in lotte fantastiche e immaginarie. Questi mondi favolistici, narrati con una certa vena ironica, differenziano Faustino Bocchi rispetto agli altri bamboccianti e lo legano direttamente ad alcuni esempi di poesia comica toscana o più semplicemente ai Viaggi di Gulliver del contemporaneo scrittore inglese Jonathan Swift.
una satira sull’umanità
Questi piccoli personaggi rappresentano i difetti e i vizi dell’umanità, trasportati in minute scenette in cui lo scarto tra il grande e il piccolo diventa elemento di goffaggine o di sfida, come nelle immagini in cui questi minuscoli esserini sguazzano nelle tazzine da tè o giocano con instetti e animaletti delle loro stesse dimensioni. Inoltre, queste composizioni giocate sulla minuzia dei dettagli e la particolarità grottesca della scene ricordano le tele di Hieronymus Bosch.
Tra le opere più famose, stravaganti, parodiche e spiritose, conservate alla Pinacoteca Tosio Martinengo vi sono alcuni degli esempi più importanti della cosiddetta “pittura di pigmei”, tra cui Il guastafeste, La caccia al pulcino e un prezioso armadio dipinto con grottesche e scene di nani, tutti risalenti agli anni Venti e Trenta del Settecento.
COSA RESTA DI FAUSTINO BOCCHI
Particolarmente apprezzato dall’aristocrazia lombarda, soprattutto per le storie di pigmei e dei loro combattimenti, giochi, mascherate, concerti, banchetti e scenette capricciose e stravaganti, spicca anche per il tratto veloce e la pennellata luminosa che impiega con sapienza e fantasia. Bocchi, celebrato in vita e apprezzato durante il XIX secolo, fu poi dimenticato fino al recupero operato grazie alla Mostra della Pittura Italiana nel Sei e Settecento a Palazzo Pitti del 1992.
Il genere verrà comunque portato avanti nel corso del Settecento da Enrico Albricci (1714-1775), allievo di Faustino Bocchi e particolarmente intenzionato a seguire le orme del maestro soprattutto nelle bambocciate di nani dal forte sapore grottesco e canzonatorio. La comicità dei personaggi di Bocchi era apprezzata anche dal mondo dello spettacolo. Lo dimostra un simpatico aneddoto: Ugo Tognazzi regalò come dono di nozze a Sandra Mondaini e Raimondo Vianello un dipinto di Faustino Bocchi di cui possedeva il pendant. Le opere di Bocchi continuano a essere apprezzate nel collezionismo privato e a comparire nei lotti delle case d’aste.
In copertina: Faustino Bocchi, Caccia al pulcino, olio su tela. Credit.