Di Giulia Di Piazza
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L’Italia è sempre stata caratterizzata da una grande tradizione per il collezionismo. Il fenomeno, che nasce nelle corti rinascimentali, sembra oggi evolversi nel senso di una condivisione del patrimonio artistico dei collezionisti privati con il pubblico.
A differenza di quanto si verificava in passato, oggi sempre più collezionisti decidono di aprire musei propri.
Nel 2016 è stata la volta di Francesca e Massimo Valsecchi i quali, dal ricavato della vendita di un’opera di Gerhard Richter, hanno acquistato Palazzo Butera a Palermo. Il recupero dell’immobile settecentesco è avvenuto tramite l’iniziativa Cantiere Aperto che ha portato alla graduale apertura del piano terra e dei saloni ai piani nobiliari. L’iniziativa, diretta dall’architetto Giovanni Cappelletti, da un lato ha permesso di riportare alla luce e valorizzare elementi storici propri del Palazzo, come la radice della Jacaranda che attraversa uno dei pluviali rivestito di maioliche dell’epoca; dall’altro ha apportato innovative soluzioni architettoniche, come la passerella luminosa che, seguendo il tracciato dei vecchi piani ammezzati, percorre le diverse sale del piano terra, diventando mezzo funzionale per una migliore ed anti convenzionale fruizione delle opere esposte.
Radice della Jacaranda che si insinua nei canali pluviali ricoperti di maioliche del ‘700-‘800. Passerella luminosa che attraversa le diverse sale del piano terra.
Il fine di Francesca e Massimo Valsecchi è quello di creare un “multiforme centro per le arti e la cultura”. Le collaborazioni di Massimo Valsecchi con istituzioni come il Fitzwilliam Museum di Cambridge e all’Ashmolean Museum di Oxford permetteranno di ospitare a Palazzo Butera sia le opere della sua collezione, momentaneamente situate nei musei inglesi, sia opere proprie delle collezioni di questi ultimi, assolvendo cosi ad una funzione di circolarità tra istituzioni internazionali. Questo aspetto rientra nella visione di Massimo Valsecchi, il quale rigetta l’idea di trasformare il Palazzo in un museo statico e sposa, piuttosto, l’intenzione di farne centro di studio e cultura artistica.
Al termine del restauro, al piano terra verrà istituita una biblioteca di consultazione, spazi per esposizioni temporanee e per attività didattiche. Al primo piano verrà sviluppato un progetto di casa-museo ed i saloni situati al secondo piano nobile saranno aperti al pubblico. Inoltre la foresteria sarà destinata ad artisti, curatori e personalità della cultura che lì potranno essere ospitati e lavorare a progetti di ricerca per attività in loco.

L’operazione compiuta dai Valsecchi costituisce oggi un valido e straordinario esempio di come l’iniziativa del privato vada a colmare le carenze del settore museale pubblico.
Se si prende poi in considerazione il fatto che è la stessa Costituzione, con l’articolo 9, ad elevare lo sviluppo e la tutela del patrimonio artistico a principio fondamentale, ci si rende conto di quanto sia importante che i musei privati assolvano un ruolo chiave nella promozione culturale e artistica, soprattutto rispetto all’arte moderna e contemporanea.
di Palazzo Butera.
Credits: Palazzo Butera.