Di Elettra Galeotti
Tempo di lettura: 2.30 minuti
Reggio Emilia è la città del Tricolore, del Parmigiano Reggiano e di altre prelibatezze culinarie come l’erbazzone. Ma è anche la città della Collezione Maramotti, della Fotografia Europea e della Biblioteca intitolata a Panizzi, con un’opera di Sol LeWitt. Parliamo, quindi, di una tradizione a cui piace strizzare l’occhio all’innovazione.
“Frattaglia”, a cura di Giorgia Bergantin, è la mostra che compie un ulteriore passo in questa direzione. In uno spazio sfitto del centro, tre giovani artisti reggiani parlano di contemporaneo, donando alla città una luce diversa. Non siamo in una metropoli moderna, ma passeggiando in via Guido da Castello, sembra di essere catapultati in una dimensione nuova.
La locandina è l’unica cosa che ci appare familiare: dall’aspetto folkloristico, come se stesse comunicando una sagra di paese, ci ricorda di essere a Reggio Emilia, ma in modo straniato.
Tre installazioni, composte da un numero diverso di opere, raccontano tre artisti e, con loro, un bagaglio di influenze, personalità e maturità relative all’età di ognuno di loro. Contemporaneamente, la materia muta e si trasforma nei tre stati che tutti conosciamo: l’aeriforme, il liquido e infine il solido.
Entrando troviamo la ricerca delicata ma consistente di Matteo Messori, classe ’93. La sperimentazione nasconde un’attenta consapevolezza dei materiali e delle strutture. Il gesso, in simbiosi con la vetrina esterna, respira, fa condensa, vive. Le forme sono mutevoli ed eleganti, sempre diverse e incognite, come lo stato aeriforme, così leggero e instabile.
La forma liquida è anticonvenzionale con Giacomo Giannantonio, il più giovane dei tre. In una fase che lo vede a cavallo tra l’adolescenza e l’età matura, la liquefazione della materia, così fluida, ambigua e simile a questo periodo, si fa spazio, assorbe e indaga il mondo circostante. Non manca il riferimento tecnologico: immagini in loop registrano il percorso di questa sostanza in ambienti familiari.
Giochi di luce e riflessi indagano e svelano invece il mondo solido di Federico Aprile. La materia, o meglio il corpo, ritrova il suo scheletro, ma in modo scomposto e straniante. Siamo arrivati ad una consapevolezza ed una maturità maggiori, in cui ritroviamo un unico riferimento alla classicità, dato dal solo manufatto in scena: la colonna.
Frattaglia è un’esperienza sperimentale.
F. Aprile
È così definita questa mostra nata da un’esigenza di creare insieme, sperimentare e soprattutto uscire dalla monotonia del luogo, aggiungendo qualcosa, senza mai denigrarlo.
FRATTAGLIA.
Via Guido da Castello 8/d – Reggio Emilia
Fino al 28 dicembre 2019
Visitabile il sabato e la domenica dalle 15 alle 20. Su appuntamento durante la settimana, contattando il numero +39 3281639216 o scrivendo un’email a messorimatteo93@gmail.com.
In copertina: Mostra Frattaglia, Reggio Emilia. Foto di Elettra Galeotti.