HELMUT NEWTON: NUDI, RITRATTI E MODA

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LE PARTI OBBLIGATORIE

Palazzo Reale (P.za del Duomo, 12, Milano) da venerdì 24 marzo 2023 ha aperto al pubblico l’ampia retrospettiva HELMUT NEWTON. LEGACY, ideata in occasione del centesimo anniversario della nascita del fotografo (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) e posticipata a causa della pandemia.

La mostra si concluderà il 25 giugno 2023.

Allestimento mostra HELMUT NEWTON. LEGACY, Helmut Newton e sua moglie June Browne, Palazzo Reale, Milano, 2023. Eighties © Luca Zanon

Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Marsilio Arte, in collaborazione con la Helmut Newton Foundation di Berlino, con 250 opere fotografiche, riviste, documenti e video racconta l’intera carriera di Helmut Newton, facendo capire le genesi dei suoi lavori e delle sue idee più provocatorie e discusse.

Voglio raccontare di questa mostra nonostante da sempre la Fotografia non sia il mio elemento quotidiano, non perché non ne abbiamo capito i codici, ma per quel filo sottile che non la riesce a far mai veramente rientrare nell’Arte, anche se a volte ci rientra meglio di una tela.

Lavorando per Milanoguida, che ne cura le visite guidate, ho avuto il piacere di seguire dall’interno alcuni tratti della crescita espositiva, ascoltando le parole dei curatori, Denis Curti, direttore artistico de Le Stanze della Fotografia a Venezia, e in particolar modo di Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation. Entrambi uomini capaci di grandi e genuini sorrisi che, con poco, sono riusciti a farmi immergere non solo nella vita di Helmut Newton, ma nei suoi occhi e nella sua legge compositiva e ideativa.

ALLESTIMENTO: QUANDO è FATTO BENE FUNZIONA

Prima di raccontarvi la mostra vorrei elogiare l’allestimento che di questi tempi sembra esser un miracolo quando è realizzato con cognizione di causa, e di vista.

Il progetto prevede l’impiego di materiali sostenibili – riciclati, riciclabili e riutilizzabili: il rivestimento della pavimentazione è una moquette di nylon rigenerato ECONYL® realizzato dal Gruppo Aquafil con Radici; le pareti hanno pannellature in MDF rivestite da tessuto di cotone fornito da Tessuti di Sondrio/Gruppo Marzotto. A fine mostra i tessuti diventeranno parte del Best Stock di Cittadella dell’Arte Fashion Best – Fondazione Pistoletto Onlus.

Sono dispiaciuta che le fotografie lasciate dalla stampa non ne rendano pienamente l’idea:

Allestimento mostra HELMUT NEWTON. LEGACY, Palazzo Reale, Milano, 2023. Eighties © Luca Zanon

E, chicca delle chicche, la Tote bag in store, disegnata da Tiziano Guardini, sustainability consultant della rassegna, è realizzata in Vegea, tessuto simile alla pelle ricavato dagli scarti dei processi di vinificazione.

Oltre al senso etico e alla sostenibilità, si presenta in tutto ciò anche il gusto: una morbidezza di colori si accosta ad un dinamismo nascosto dei pannelli-tela che accompagnano dolcemente gli occhi e li indirizzano naturalmente verso le fotografie, con semplici e moderne cornici nere.

La regola è semplice: le opere senza passe-partout sono ristampe, le opere con passe-partout sono originali dall’archivio.

IL CODICE VISIVO DI NEWTON

Parlare di Helmut Neustädter significa raccontare di un uomo ebreo, che nasce negli anni ’20 a Berlino e non scappa, ma costruisce in migliaia di luoghi del mondo la sua persona, e dunque il suo nome, che nel tempo si ammorbidisce nell’inglese Helmut Newton.

Osservando i suoi scatti e sentendone la storia avrei 4 aggettivi: coraggioso, istintivo, ironico e furbo. Chi non si ricorda di uno che si chiama Newton, d’altronde.

Indubbiamente provocatorio, inizia le prime collaborazioni a metà anni Cinquanta con Vogue Australia, Vogue Inghilterra e, in nemmeno 10 anni, raggiunge il suo stile inimitabile a Parigi negli anni Sessanta con pubblicazioni per Vogue Francia ed Elle Francia o la rivista Queen.

In questo periodo, Newton sviluppa intense collaborazioni con Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld attraverso le quali cattura lo spirito del tempo, segnato dalla rivoluzione sessuale di fine decennio, senza limitarsi alla rappresentazione dell’abbigliamento come accessorio, ma nemmeno come rappresentazione univoca del sé.

Come il curatore ha segnalato, l’arte di Helmut Newton va vista sotto 3 canali: la moda, i ritratti e i nudi. Sono questi aspetti che l’hanno portato alla vetta e non l’hanno fatto mai scendere, proprio perché fino alla fine è stato chiamato dai più importanti giornali e dunque non era possibile fermarsi nemmeno un secondo, ma bisognava essere attivi e in costante ricerca. Capire quello che si vuole dire e come si vuole dirlo. Lui voleva incantare e provocare con la sua singolare interpretazione della femminilità: è questo il filo conduttore delle sue opere.

Newton ci ricorda sempre, con il suo scatto alla Las Meninas, la regola principale di un suo scatto:

  • Modella/attrice: sa come mettersi e che ruolo/doppio interpretare;
  • Fotografo/compositore: ne trae un racconto e cerca di collocare al meglio ogni parte, compreso un corpo che può essere qualsiasi altra cosa;
  • Osservatore dichiarato: nulla in uno scatto di moda/ritratto/nudo alla Helmut Newton è intimo.

“Naked and Dressed” E “BIG NUDES”

Penso che tutti noi abbiamo in mente il fotografo per la serie, scoppiata ad inizio anni Ottanta, Naked and Dressed. Un concetto semplice, ma del tutto nuovo, che, se stavi sfogliando Vogue, potevi rimanere sulla sua pubblicità di moda (perché di pubblicità si tratta) per almeno 5 minuti.

Si tratta pressoché di dittici in cui posano, gli uni accanto agli altri, i modelli nudi e vestiti. Non so questo quanto possa davvero raccontare il ruolo della donna del tempo, ma ciò che sembrano dire quei volti, quelle modelle/attrici, è che vogliono prendersi veramente il potere sulla scena, che non se ne vergognano e che non vengono usate ma usano bensì l’osservatore per arrivare più in alto.

Allestimento mostra HELMUT NEWTON. LEGACY, Naked and Dressed and Big Nudes, Palazzo Reale, Milano, 2023. Eighties © Foto di Luca Zanon

Parallelamente nascono i primi Big Nudes, sia per la carta stampata che come stampe a grandezza naturale. Osservando queste Donne non è un’immagine erotica alla Play Boy quella che ci viene posta dinanzi, ma un corpo nudo scultoreo che si atteggia e ti sfida, che rimane un “muro estetico”.

Per questo non ti stanca, per questo continui a guardare: perché non riuscirai mai a denudarle veramente talmente sono fiere e sicure.

IL FEMMINISTA?

Sappiamo i possibili scandali di questa mostra. Forse più che scandali saranno brusii confusi. “Un uomo che parla di femminismo?”; “Certo, una modella semi nuda che addomestica una scimmietta per distruggere la mascolinità tossica”, “Da quando in qua mostrarsi nude ed essere fieri di ciò è considerato femminista?”. Forse da sempre. Restare lì, in piedi, con occhi fissi, con testa pensante e corpo vivo è come ricordarsi la propria natura più vera e non vergognarsene dopo il Peccato Originale.

Realtà che sembra assurda oggi, figuriamoci allora.

Immagine di copertina: Helmut Newton, Elsa Peretti as a Bunny, New York, 1975 © Helmut Newton Foundation

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