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BOLOGNA (RI)SCOPRE LUCIO SAFFARO
Fino al 24 settembre, presso Palazzo Fava, il Palazzo delle Esposizioni di Genus Bononiae potete visitare la mostra Viaggio verso l’ignoto. Curata da Claudio Cerritelli e Gisella Vismara, l’esposizione è dedicata alla figura complessa e poliedrica (mai aggettivo fu più appropriato) di Lucio Saffaro. Pittore, scrittore, poeta e matematico tra i più originali della cultura e dell’arte italiana del secondo Novecento.
LUCIO SAFFARO: OUTSIDER DEL NOVECENTO ITALIANO
Saffaro è una figura totalmente autonoma rispetto al mondo della cultura e dell’arte coeva. Difficilmente classificabile, compie la sua ricerca in solitaria rispetto alle principali correnti artistiche e culturali del secondo Novecento. Nativo di Trieste, classe 1929, si trasferisce con la famiglia a Bologna nel 1945. Nella città felsinea consegue la laurea in Fisica, continuando parallelamente a coltivare i suoi interessi artistici, letterari e filosofico-speculativi.
Sempre alla ricerca di un linguaggio raffinato e plurale. Saffaro rifiuta la definizione semplicista e banale di artista-matematico. Fonde la sua profonda cultura scientifica con l’indagine pittorica e grafica dando vita a forme simboliche legate agli enigmi dello spazio e del tempo.
LA GEOMETRIA ARTISTICA DI LUCIO SAFFARO
Nel corso degli anni Sessanta, Lucio Saffaro inizia a indagare il rapporto tra arte e scienza. I codici scientifici dialogano con gli strumenti della fantasia. Le strutture matematiche sconfinano oltre le misure spazio-temporali. I ritmi costruttivi si aprono all’irrazionale. Lo specchio, il labirinto, l’infinito, sono i temi di ricerca che l’artista sviluppa in questo periodo.
Archi tangenti e movimenti ondulatori, piani concavi e convessi, strisce convergenti e intersezioni asimmetriche sono gli elementi visivi del suo linguaggio logico e artistico. La tensione prospettica accompagna i flussi avvolgenti del sogno. Le forme simmetriche sono turbate dalle ondulazioni del desiderio. I procedimenti razionali dialogano con la dimensione del dubbio. L’irrazionale, l’istinto e l’incerto diventano oggetto di analisi sulla tela, attraverso la geometria e il disegno.
IL LIRISMO DEI POLIEDRI
Dalla metà degli anni Sessanta, è ai poliedri che viene affidata la schematizzazione razionale del sogno e del pensiero. Una materia polidimensionale, plurale come le fonti iconografiche e le proiezioni delle forme nello spazio cosmico.
I suoi poliedri sono come delle cattedrali nel deserto. Imponenti e assoluti, affascinanti e terribili. La perfezione geometrica e formale delle superfici amplifica il grado di astrazione delle figure geometriche che costruiscono la grammatica visiva e logica della realtà del pittore. Così astratte che sembrano superiori, divine.
COLORI CHE arrivano DA LONTANO
C’è qualcosa di ancestrale non solo nelle forme, ma anche nelle tinte cromatiche di Saffaro. Oro, bianco, nero e azzurro. I colori non colori, nero e bianco, il colore del sole e quello del cielo e del mare. Azzurro e oro sono anche le tinte predilette nell’arte medievale e nella pittura religiosa. I colori delle tele di Saffaro ricordano i fondi oro bizantini e il preziosissimo azzurro lapislazzulo. Anche la tavolozza quindi, ci indica che siamo di fronte a qualcosa di raro, quasi di sacro.
VIAGGIO VERSO L’IGNOTO MONDO DI LUCIO SAFFARO
Viaggio verso l’ignoto, progetto della Fondazione Lucio Saffaro in collaborazione con Carisbo, ripercorre la carriera dell’intellettuale e artista. Circa un centinaio di opere tra dipinti, grafiche e libri compongono il percorso espositivo, dando vita a una panoramica esaustiva sulla sua ricerca.
La mostra offre la possibilità di seguire le molteplici dimensioni esplorate da Saffaro nel corso della sua singolare ricerca pittorica e grafica. Identificazioni simboliche, monumenti e ritratti immaginari, visioni allegoriche, poliedri, dodecaedri e tetraedri canonici, dimensioni del pensiero creativo, immagini metafisiche ed emblemi del tempo infinito.
Il percorso espositivo si apre con le immagini che caratterizzano il periodo degli anni Cinquanta, evocanti scenari indeterminati e surreali dominati da presenze fantasmatiche. Le figure rappresentano personaggi enigmatici che abitano luoghi misteriosi. Sono “presenze” inquiete, che si aggirano tra architetture irreali e atmosfere senza tempo. Figure iconografiche come quella che ricorda una sorta di cavaliere che impugna il pennello al posto della spada. Sfidando il campo delle idee terrene per innalzarsi a un livello di comprensione superiore, non necessariamente dominato dal pensiero razionale.
NON SOLO DIPINTI E LITOGRAFIE
Oltre alle più note opere pittoriche e grafiche, la mostra riunisce una serie di volumi monografici e di libri. Si tratta per lo più di pubblicazioni realizzate da Saffaro durante la sua carriera. Completa la rassegna una sezione composta dalle fotografie inedite di Nino Migliori, ritrovate di recente, che ritraggono l’amico triestino negli anni Settanta.
Infine, l’ultima sezione della mostra presenta il documentario Lucio Saffaro. Le forme del pensiero. Girato nel 2014 dal regista Giosuè Boetto Cohen, espone le narrazioni di amici e studiosi. Figurano infatti come narratori Maurizio Calvesi, Flavio Caroli, Federico Carpi, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Michele Emmer, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Sanchini, Luigi Ferdinando Tagliavini, Walter Tega e Gisella Vismara. A questi contributi si aggiungono i preziosi filmini di famiglia che permettono di entrare nella dimensione intima e privata dell’autore.
Viaggio verso l’ignoto. Lucio Saffaro tra Arte e Scienza
dal 26/05/2023 al 24/09/2023
Luogo: Palazzo Fava, Via Manzoni 2
Orari di apertura: Martedì, Mercoledì, Venerdì, Sabato, Domenica: 10.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00) Giovedì: 10.00-21.30 (ultimo ingresso ore 20.30)
Biglietti: intero € 6,00; ridotto € 4,00; gratuito ragazzi 0-19 anni e studenti universitari fino a 26 anni muniti di tesserino
Per maggiori informazioni: Sito ufficiale
In copertina: Veduta di una delle sale espositive della mostra © Palazzo Fava