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I tarocchi rinascimentali sono degli oggetti preziosi ed enigmatici. Particolarmente affascinanti, anche perché ci permettono di far luce sulla vita di corte dell’epoca. Le carte erano legate infatti all’ otium dei signori. Ci aiutano quindi a ricostruire aspetti come il modo di vestire, le acconciature, ma anche l’arredo degli interni delle dimore rinascimentali. Sono perciò, oltre a una preziosa testimonianza artistica e culturale, anche un interessante documento storico.
I tarocchi a corte
Il gioco dei tarocchi in epoca rinascimentale era un divertissement simbolico. Un gioco con cui l’aristocrazia, specialmente di area ferrarese, trovava autorappresentazione in una sorta di viaggio iniziatico. Non erano dunque investiti di particolari riferimenti divinatori o profetici, come accade invece dal XVIII secolo. Con il passare del tempo infatti, i tarocchi troveranno maggiore diffusione e la loro modalità d’utilizzo, sarà sempre più connessa all’aspetto divinatorio.
I tarocchi rinascimentali erano inizialmente noti come “triumphi” .
La definizione di “tarocchi” pare sia stata introdotta per la prima volta infatti in un documento del 1505. Si conservano molte testimonianze relative alla fornitura di mazzi miniati o a stampa per gli estensi. Seppure le più antiche carte ferraresi superstiti sembrano risalire solo al decennio successivo. In area lombarda, invece sono sopravvissuti esempi molto antichi di carte da tarocchi miniate.
IL MAZZO DI TAROCCHI
Prima di parlarvi dei più bei mazzi di tarocchi rinascimentali credo sia utile fare una breve premessa su come sia costituito un mazzo. Tradizionalmente, il mazzo completo comprende 78 carte suddivise in due gruppi.
Il primo, di 56 pezzi, è costituito dalle carte dei quattro semi. Sono 14 per ognuno: spade, lance o bastoni, denari e coppe. I semi sono rappresentati sia da carte senza figure, da uno a dieci, che da carte con figure, quali fante, cavallo, regina e re.
Il secondo è invece costituito dai tarocchi detti nella terminologia antica “Trionfi”, le cui figurazioni conosciute oggi come “Arcani maggiori”. Questi sono: Bagatto, Papessa, Imperatrice, Imperatore, Papa, Amore, Carro, Giustizia, Tempo, Ruota della Fortuna, Forza, Appeso (o Impiccato), Morte, Temperanza, Diavolo, Casa di Dio, Stella, Luna, Sole, Giudizio, Mondo, Matto.
I TAROCCHI RINASCIMENTALI BRAMBILLA
Nella Lombardia del Quattrocento esisteva un altro tipo di tarocchi, composto da un maggior numero di figure. Il mazzo presenta infatti sei figure anziché quattro, per ogni seme. Con l’aggiunta anche del fante e del cavallo femmina per ogni seme e, nel gruppo dei Trionfi, delle tre Virtù Teologali: Fede, Speranza e Carità.
Particolarmente interessanti sono i mazzi di carte da tarocco eseguiti nella prestigiosa bottega cremonese di Bonifacio Bembo per le casate Visconti-Sforza. Tra questi in particolare, il mazzo Brambilla, dal nome degli storici proprietari, della Pinacoteca di Brera di Milano.
COMMITTENZA E VICENDA DI ACQUISIZIONE
Sono stati realizzati negli ultimi anni del ducato di Filippo Maria Visconti e durante i primi anni del successore Francesco Sforza. A seguito della messa all’asta del mazzo, lo Stato ha esercitato il diritto di prelazione acquistando i tarocchi nel novembre 1971. Il mazzo è così entrato a fare parte delle collezioni della Pinacoteca di Brera.
IL MAZZO
I tarocchi rinascimentali Brambilla constano di 48 carte. Si tratta dunque di un mazzo incompleto, ma particolarmente interessante per l’alta qualità artistica e per i particolari tecnici e iconografici. I semi con i Denari presentano il fiorino d’oro coniato proprio da Filippo Maria nel 1442, in uso fino alla sua morte. La carta dell’Imperatore reca sul
copricapo il simbolo dell’aquila imperiale tipica dei Visconti, i quali ricevettero il titolo ducale proprio dall’imperatore. Sono inoltre presenti sulle carte i motti di estrazione petrarchesca «a bon droyt» («per giusto dritto») e «phote mantenir» («bisogna mantenere/resistere»). Questi erano largamente diffusi nelle opere commissionate da Filippo Maria e rimandano alla consistente presenza alla corte milanese delle influenze culturali savoiardo-parigine. Ciò anche grazie alle nozze del Visconti con Maria di Savoia, avvenute nel 1428.
come sono fatti
Questi tarocchi rinascimentali sono degli oggetti complessi e preziosi. Cartoncini pressati e lavorati a punzone, rivestiti di una sottile ingessatura per accogliere di volta in volta la foglia d’oro o d’argento e i colori a tempera. La consistente quantità di metalli preziosi utilizzata rende questi tarocchi più simili a un oggetto di oreficeria che non a una pagina miniata.
INFLUENZE STILISTICHE
Le figure e i motivi decorativi si riferiscono alla cultura viscontea del primo Quattrocento, fortemente influenzata dal gotico d’Oltralpe e ai maestri dell’Alto Reno. Anche Gentile da Fabriano, pittore di preziosissime pale d’altare a fondo oro, è sicuramente tra le fonti ispiratrici della bottega dei Bembo.
il mazzo di sola busca
Sempre presso la Pinacoteca di Brera, si conserva un altro esemplare di tarocchi molto interessante. Il mazzo é denominato Sola Busca, dal nome dei precedenti possessori, la marchesa Busca e il conte Sola. Si tratta del mazzo più antico completo esistente al mondo.
Riveste quindi un’importanza eccezionale, avvalorata ulteriormente dalla qualità delle raffigurazioni. Proprio per questi motivi fu vincolato nel 1924 dall’allora Ministero della Pubblica Istruzione quando nel 2009, quando i proprietari hanno deciso di venderlo. Fu poi acquistato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e destinato alla Pinacoteca di Brera, già in possessione del mazzo Brambilla.
IL MAZZO
Il mazzo Sola Busca è composto quindi da 78 carte, 22 “trionfi” e 56 carte dei quattro semi tradizionali. Si tratta di stampe su carta da incisioni a bulino, che sono poi state miniate con colori a tempera e oro. Questi tarocchi sono stati oggetto di approfondite ricerche negli ultimi anni. Questo sia per le sue caratteristiche di completezza, rarità e unicità e anche per lo stile molto caratterizzato dei personaggi raffigurati.
L’ICONOGRAFIA ANOMALA
L’iconografia è assolutamente eccezionale, anche se per lo più oscura. Le immagini più tradizionali dei “trionfi” quattrocenteschi sono sostituite infatti da figure di guerrieri dell’antichità romana. In alcuni casi anche eroi della storia biblica, richiamando la tradizione medievale degli Uomini illustri proposti come exempla da imitare. Anche le carte numerali sono arricchite da figurazioni complesse.
SIGNIFICATI ALCHEMICI NASCOSTI
È stata proprio la decifrazione delle carte numerali a permettere di interpretare il mazzo come viva testimonianza del sapere alchemico ermetico, caro agli umanisti. Gli stemmi presenti nel mazzo sono stati identificati con quelli delle due nobili famiglie veneziane dei Venier e dei Sanudo. Il monogramma del “M. S.” ha permesso di riconoscere il responsabile della “coloritura” in Marin Sanudo . Sanudo era un famoso umanista e storico della Laguna di cui recentemente la critica ha scoperto gli interessi anche in campo alchemico.
Le carte del seme di denari sembrano, per esempio, alludere alle fasi della produzione monetale. Saggiatura, orlatura e controllo della dimensione dei tondelli possono però anche richiamare alla complessità dell’opus alchemicum. Il procedimento di trasformazione della materia era spesso condotto a partire proprio dai metalli come oro e argento.
Ludovico Lazzarelli, umanista originario di San Severino Marche, formatosi tra Padova e Venezia, pare sia il responsabile della complessa iconografia del progetto. Quanto all’autore delle incisioni, recentemente si è finalmente dato un nome a quello che inizialmente fu identificato come anonimo “Maestro dei tarocchi Sola Busca”. Pare infatti che il Maestro si possa riconoscere nell’eclettico pittore anconetano Nicola di maestro Antonio.
In copertina foto di Viva Luna Studios © Unsplash