Il “culto della personalità” è oggi pratica più diffusa di quanto si voglia ragionevolmente ammettere. In questo sembra essere maestro Matteo Salvini, a cui è stato dedicato l’acutissimo libro “Il corpo del capitano”, edito da Cesura Publish e composto dalle fotografie di Luca Santese e Marco P. Valli.
Se parlare di un vero e proprio “culto” può apparire eccessivo, è indubbio che la figura del leader politico è stata spesso ed è tuttora oggetto di attenzione ed emulazione. Ciò avviene per lo più per quegli aspetti che possiamo definire “accessori”, in quanto non si riferiscono al ruolo svolto ma alla persona.
L’importanza dell’immagine del “capo” ha il fine di creare una relazione identificativa con l’elettorato, per favorire la creazione di uno stabile rapporto di fiducia. Affinché questo sia possibile, la politica si è da sempre servita delle arti: basti pensare all’ingente quantità di rappresentazioni statuarie degli imperatori romani giunta fino a noi.
“Corpo privato” e “corpo pubblico”, infatti, hanno la facile tendenza a sovrapporsi, identificandosi e divenendo equamente importanti nella formazione di una figura di comando.

Ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi trent’anni, non è tanto uno spostamento di attenzione sulla “persona” più che sul ruolo da essa svolta, via via che ci si è allontanati dalla cosiddetta Prima Repubblica. Piuttosto, a partire dagli anni ’90, abbiamo potuto riscontrare una significativa ingerenza del sistema dello “spettacolo”.
La politica, che se non altro se ne è sempre servita, è finita per entrarvi totalmente, diventando succube delle sue regole. Questo capovolgimento di subordinazioni è stato ulteriormente facilitato dal web e in particolare dai social, che hanno tagliato il mediatore tra l’oggetto di culto e lo spettatore.
Gli intermediari, quali fotografi, artisti, registi, non hanno più il compito di “confezionare” un leader ad hoc che sappia rispecchiare la audience; il ruolo è ormai nelle mani dei politici stessi. Essi possono direttamente agire su di sé, “sul proprio corpo”, per sperare in un movimento riflesso nel “corpo elettorale”. È così che vengono creati giornalmente presunti eroi del quotidiano, tanto encomiabili, quanto umani e fallibili. Non incorruttibili personalità lontane anni luce, ma uomini e donne, padri di famiglia e devote madri cattoliche, compiute espressioni dell’“uomo medio”.

Sembrerebbe essere questo il modo per rendere efficace una campagna elettorale: proporsi quale oggetto di ammirazione ed emulazione, alla portata di tutti, ma al di sopra di ognuno.
Il volume “Il corpo del capitano”, che uscirà nel corso di settembre, ma che è già preordinabile online, prende in analisi la figura del politico Matteo Salvini – soprannominato “il capitano” dai suoi elettori – per la sua capacità di adattare e plasmare la propria immagine facendola promotrice di suggestioni.
Salvini riesce a veicolare il consenso proponendosi di volta in volta quale emblema del gruppo sociale a cui intende rivolgersi: dalle celebri e proletarie felpe con gli slogan, all’istituzionale (e forse un po’ renziana) camicia bianca.

Se l’utilizzo del corpo nell’azione politica non dovrebbe troppo sorprenderci, è importante essere consapevoli di quello che David Freedberg definisce “il potere delle immagini”. Nonostante siamo parte di una società che permette ad ognuno di esser padrone delle proprie rappresentazioni, questo non ci rende meno suscettibili dei loro poteri. Siamo senza dubbio abituati ad esse e forse abbiamo la fallace sensazione di avere gli strumenti per controllarle, ma queste sono diventate sempre più persuasive.
L’immissione nella sfera del personale mediante strumenti individuali come lo smartphone, ha permesso alle immagini di apparire in prima istanza familiari e innocue, ma in grado di agire sempre più in profondità.

Il progetto di Santese e Valli si colloca nel più ampio lavoro sul fotogiornalismo italiano Realpolitik. Esso vuole quindi metterci in allerta, mostrando l’intenzione politica sottesa a quelle che sembrano innocenti fotografie, estemporanee manifestazioni del sé.
Demistificando l’artificio celato all’apparenza e capovolgendone gli intenti, questa raccolta di immagini, riconsegna agli artisti non solo il ruolo di attenti interpreti della realtà ma anche quello, ancora oggi importante, di mediatori fra le parti, fra leader ed elettori.

In copertina: Il Kouros di Lentini e la copertina del libro “Il corpo del capitano”. Credits Paul Thueroff.