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Se siete entrati almeno una volta nel magico mondo del Pirelli Hangar Bicocca, un tempo fabbrica per la costruzione di locomotive, allora li avete visti: sono sette, pesano circa 90 tonnellate e hanno altezze diverse, tra i 14 e i 18 metri.
Entrare in questo luogo – l’ampia sala popolata da I Sette Palazzi celesti di Anselm Kiefer – è come entrare in un gigantesco ventre di balena.
La chiamano “installazione”, ma l’effetto finale è qualcosa di molto simile ai resti di una cattedrale nel deserto. Di una cattedrale possiedono infatti l’altezza, l’atmosfera, il profumo, la luce, il chiaroscuro e le ombre, Ma non il pregio dei materiali: cemento armato e container per il trasporto delle merci.
Del deserto, invece, richiamano lo spaesamento e il senso di abbandono.

L’opera è concepita in stretta relazione con l’edificio che la ospita, caratterizzato da un’immensa metratura e dalla presenza a vista degli elementi architettonici originali del secolo scorso, come lo Shed, le Navate e il Cubo. Elementi che rendono questo spazio espositivo estremamente flessibile e dinamico, adatto a ospitare qualsiasi genere di allestimento, come le immense torri di Kiefer in cemento armato che presentano tra i vari piani libri e cunei in piombo, che, comprimendosi sotto il peso del cemento, garantiscono maggiormente la staticità delle strutture.
Cosa hanno dunque di celestiale questi palazzi e perché sono circondati da questa aura di sacralità e mistero?
Come molte delle opere d’arte più affascinanti, anche questa, custodisce in sé una storia antica. Anche se non conosci ancora la storia, se osservi bene, se respiri profondamente, se giri intorno a questi edifici e alzi lo sguardo verso l’alto, puoi percepirne la potenza.
Questa installazione site-spefic permanente all’interno dell’Hangar Bicocca, deve infatti il suo nome ai Palazzi descritti nell’antico trattato ebraico Sefer Hekalot, il “Libro dei Palazzi” del IV-V secolo d.C..
La letteratura mistica degli Hekalot è antica, misteriosa e difficile, capace di trascinare il lettore in un universo di simboli, immagini stupefacenti e visioni paradossali. Tutto ha inizio con la figura del mistico – uomo qualunque su cui è caduta la grazia – che si trova improvvisamente davanti a uno squarcio dell’esistenza: un baratro colmo di buio e di luce. E cosa fa? Sente subito l’esigenza di colmarlo, andando alla ricerca di Dio. Vi capita mai?
Bella sfida.
Ma come si raggiunge il divino? Il mistico inizia dai paradossi del pensiero contemplativo: la solitudine, il digiuno, la preghiera, l’annullamento; non sufficienti però per trasgredire l’ordine apparente delle cose e per rovesciare la prospettiva in cerca dell’altrove.
Dalla statica fatica interiore si giunge così all’esordio di un viaggio straordinario, che nulla ha da invidiare alla Divina Commedia dantesca o alle più pregiate saghe di avventura. Per raggiungere Dio, il mistico degli Hekalot dovrà infatti attraversare fisicamente i Sette Palazzi presidiati da angeli e cherubini irritati dalla presenza di un mortale. Lungo questo viaggio incontrerà esseri gloriosi, disumani, immensi; sconvolto dalla violenza degli elementi della natura, accompagnato da canti melodiosi e carri di fuoco guidati da esseri misteriosi.
Alla fine approderà alla porta del settimo palazzo, dove ogni movimento e suono si arresta e scompare. Il Palazzo del Silenzio: incontaminato, infinito, ineffabile. Il palazzo di Dio. L’uomo che ha superato tutti i firmamenti, le acque e i cieli, si trova faccia a faccia con l’eternità. Un’eternità umana, che abbraccia i secoli, le generazioni e il tempo.

Alla fine, dopo aver attraversato spazi sconfinati e spaventosi, il mistico si rende conto che il vero spazio è un posto molto piccolo: è quello del cuore, nel silenzio del quale la divinità dimora.
I Sette Palazzi Celesti rappresentano un punto d’arrivo dell’intero lavoro dell’artista e sintetizzano i suoi temi principali proiettandoli in una nuova dimensione fuori dal tempo: l’interpretazione dell’antica religione ebraica; la rappresentazione delle rovine dell’Occidente dopo la Seconda guerra mondiale; la proiezione in un futuro possibile da cui l’artista ci invita a guardare il nostro presente.

Per maggiori info sull’opera, scarica Guida all’opera in formato PDF.