La sala 11 del Museo di Capodimonte. Courtesy of Diego Giovannettone.

IL MUSEO DI CAPODIMONTE FA TAPPA IN TEXAS

Di Nicola Albergo

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In un recente articolo pubblicato su Close-up art dal titolo Oltre Raffaello: le polemiche sul prestito del Ritratto di Leone X, si discuteva delle polemiche sollevate dall’ormai ex Comitato Scientifico degli Uffizi a seguito della decisione del Direttore Eike Schmidt di prestare l’opera, giudicata inamovibile, alle Scuderie del Quirinale, dove è in corso la mostra incentrata su Raffaello.

In quell’occasione si sottolineava la necessità di cercare, lontano da Roma e dalla mostra in questione, le ragioni a sostegno della critica verso l’autonomia dei “Super Direttori” posti a capo di alcuni dei più importanti musei italiani.

Ribera, Natura morta con testa di Caprone, Napoli, Museo di Capodimonte. Credit.

Ebbene, a poche ore dalla notizia sul caso fiorentino ecco rimbalzarne un’altra, accompagnata, questa volta, da un silenzio assordante e a suo modo eloquente: quaranta opere, tra le più importanti e rappresentative delle collezioni del Museo di Capodimonte, sono fisicamente emigrate non a due o a trecento chilometri di distanza, bensì a migliaia di chilometri da Napoli, precisamente a Fort Worth, in Texas, dove la scorsa domenica è stata inaugurata presso il Kimbell Art Museum la mostra Flesh and Blood. Italian Masterpieces from the Capodimonte Museum.

Ora, al netto del grado di scientificità del progetto, di cui, peraltro, il titolo sembra fornirne un assaggio (sul sito del museo americano si legge «The show will draw from the best of both the Renaissance and Baroque holdings of the museum»!), c’è da stupirsi sul mancato clamore a cui stiamo assistendo in questi giorni.

Eppure, le polemiche sul Ritratto di Raffaello, a confronto, possono solo impallidire! Stiamo parlando, dopotutto, di alcuni dei maggiori capolavori del Museo: a cominciare dalla Flagellazione di Cristo di Caravaggio, per passare, poi, alla Natura morta con testa di Caprone di Ribera, alla Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentileschi, all’Atalanta e Ippomene di Guido Reni e alla Danae di Tiziano.

Queste sono solo alcune delle “celebrità” che compongono una lista davvero troppo lunga. Qual è, dunque, lo scenario che un visitatore potrebbe essere costretto a trovarsi di fronte? Sale pressoché spoglie, ridotte all’osso, private dei loro principali campioni; altre opere, invece, costrette a sostituire i vuoti lasciati dal “saccheggio” americano, creando così problemi tematici interni alle stesse collezioni (è il caso, ad esempio, della Sala dei Ritratti della collezione Farnese).         

La sala 11 del Museo di Capodimonte così come si presenta attualmente, a seguito del prestito. Courtesy of Diego Giovannettone.

Nessuna polemica o cenno di dimissioni è giunta dal Comitato Scientifico del museo napoletano. Dal canto suo, il Direttore Sylvain Bellenger non è nuovo a questo genere di operazioni: già nel 2018, infatti, aveva concesso in prestito al Museum of Fine Arts di Houston, sempre in Texas, alcune opere fondamentali (ben ventitré!) per la mostra Michelangelo and the Vatican: masterworks from the Museo e Real Bosco di Capodimonte (ricorda nulla?).

Inoltre, molte delle opere esposte nella mostra di Fort Worth sono alla seconda tappa del tour americano, dato che dal 17 ottobre al 26 gennaio furono ospitate nella mostra omonima tenutasi a Seattle.

Sylvain Bellenger, Direttore del Museo e del Bosco di Capodimonte. Credit.

A tal proposito, nel dicembre del 2019, il Direttore del Museo di Capodimonte argomentava sostenendo come «il modo migliore per esportare un’immagine vincente di Capodimonte e forse anche di Napoli» fosse proprio la politica dei prestiti. «Molta gente che non ha magari mai fatto caso alle opere quando erano qui a parete – continua il direttore – sarà incuriosita e verrà a vedere, quantomeno per curiosità appunto […]».

Ma è davvero questo il modo migliore? Parliamone.

D’accordo la politica dei prestiti – per la quale, tra l’altro, non è da escludere un risvolto penale, considerate le disposizioni dell’art. 66 del Codice dei Beni Culturali –, ma privare un museo assai importante, come quello napoletano, di una grande quantità di opere, per giunta identitarie, non può essere considerato una soluzione, semmai un problema.. l’ennesimo.

In copertina: La situazione attuale nella sala 11 del Museo di Capodimonte. Courtesy of Diego Giovannettone.