di Federica Bonuomo
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Roma è una città dal patrimonio artistico immenso, ogni angolo ci racconta qualcosa del nostro passato e presente.
Oltre a monumenti e musei che attirano turisti da tutto il mondo, nella capitale esistono tante realtà che sicuramente meritano l’attenzione degli amanti dell’arte contemporanea.
Uno di questi luoghi è la Basile contemporary.
La galleria, situata a pochi passi da Piazza Navona sta ospitando la mostra TRIAGOLO, ideata dalla fondatrice della galleria Rosa Basile.
Per comprendere fino in fondo il significato di Triagolo è necessario guardarlo con i propri occhi e aprire la mente. Ogni dettaglio è pensato, ragionato minuziosamente per far parte di un racconto che singolarmente avrebbe un altro significato.
Sottolineo questo concetto perchè molte mostre oggi sono “vittime” dell’instagrammabile (concedetemi il termine) e quindi pensate per essere viste e fotografate dal telefono per svuotare la mente dello spettatore, non riempirla.
Invece in questa galleria l’arte deve essere vissuta.
Le opere scelte per questa mostra sono 10 e hanno una tecnica e un’anima differente ma affine tra di loro.
Troviamo le opere di Matteo Basilè, l’artista tra i primi in europa a fondere arte e tecnologia.
La sue foto conciliano mondi estremi, sfidano i confini del reale e surreale, sogno e realtà, ci fa vedere dei volti nuovi, aldilà delle semplice immagine.
Il suo lavoro è caratterizzato da una maestria nell’uso delle nuovo tecnologie con le sue esperienze di vita e viaggi; le sue immagini permettono un viaggio introspettivo e trasmettono molti interrogativi.
Il secondo artista protagonista di questo dialogo è Danilo Bucchi, con lui veniamo catapultati in un altro mondo, il mondo delle avanguardie del ‘900.
Innegabile il riferimento all’astrattismo, nelle sue opere non è protagonista l’immagine ma il segno, l’azione e la purezza che viene ricordata anche dai colori utilizzati: il bianco e il nero.
Scelta che ricorda il dualismo di cui il mondo è composto, bene e male, forse è stata una mia percezione ma la trovo pertinente a ciò che mi ha trasmesso.
Il terzo artista esposto è Paolo Grassino, l’artista crea le sue sculture con materiali inusuali tra cui gomma, plastica e polistirolo.
Le sue opere hanno un fortissimo impatto visivo. L’artista si interroga sulla deriva che sta prendendo la società moderna, le sue opere esprimono interrogativi verso il futuro e sprigionano anche un profondo malessere.
I suoi soggetti, anch’essi inusuali si trovano sempre in una posizione di bilico, in un equilibrio precario proprio come l’essere umano al giorno d’oggi.
Gli artisti, figli della stessa generazione fanno parlare le loro opere che insieme sembrano appunto dialogare tra di loro, interrogarsi e far porre delle domande allo spettatore.
Gli artisti sono sempre stati i giusti narratori del contemporaneo perchè non sono mai degli ignavi. Prendono sempre una posizione e per questo è importante che esistano questi spazi e queste esposizioni perchè solo interrogandosi le menti possono espandersi.
La sensibilità trasmessa può insegnarci a riflettere su problematiche che sembrano molto lontane ma che in realtà non lo sono e creare empatia con il prossimo.
Prima di lasciarci la gallerista Rosa Basile ha confessato che sperava che chi uscisse da questa mostra avesse l’anima più carica e si, mi sento di confermare che è così: più carica, più ricca, più stimolata.
La mostra è stata curata da Gianluca Marziani e si trova presso la Basile contemporary, via di parione 10, Roma fino all’11 maggio 2024.
Potete seguire la galleria anche sui social: https://www.instagram.com/basile_contemporary e sul sito http://www.basilecontemporary.com/
Un ringraziamento all’ufficio stampa Culturalia di Norma Waltmann.
esci con l’anima più carica