INTERVISTA A PAOLA PEZZI. ESPLORARE LA MATERIA

Di Chiara Sandonato

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Le opere realizzate da Paola Pezzi, scultrice bresciana classe ’63, sono differenziabili in categorie davvero singolari: reperti, oggetti, tessuti, matite, mappe, gomme, fiammiferi… L’anima della scultura risiede infatti nel materiale o nell’oggetto impiegati per la sua realizzazione. Il risultato finale è la creazione di forme aperte, nè astratte, nè figurative, “concentrate” nello spazio – come Paola stessa ama definirle – ma, al contempo, tendenti verso l’infinito grazie alla presenza di cerchi, spirali, anelli e circonferenze che rappresentano ed evocano la ciclicità dell’universo.

Ciao Paola, come è iniziato il suo percorso artistico e quando si è avvicinata per la prima volta al mondo della scultura?

È stato un percorso “naturale”, ho semplicemente assecondato la mia natura fin da bambina. Ho subito avuto dimestichezza con il disegno e i colori e li ho da sempre utillizzati come mezzo per esprimermi. Passavo molto tempo a disegnare, colorare, ritagliare, in fondo non sono cambiata! Sono felice che i miei genitori abbiano assecondato la mia predisposizione, permettendomi di frequentare scuole artistiche. Durante la scuola d’arte e poi all’Accademia di Belle Arti di Brera, ho potuto sperimentare a 360° tecniche e materiali scoprendo la libertà assoluta del creare.

Paola Pezzi nel suo atelier

Su cosa si fonda la sua ricerca artistica e quali pensa possano essere i suoi sviluppi successivi?

Trovo, lavorando sempre a campo aperto. L’energia esistenziale sta alla base della mia ricerca.
L’idea del nucleo originario che nasce dalla terra, rimane la radice-matrice del mio lavoro, che si evolve nel tempo, acquisendo sempre nuove energie e materiali, catturati in base alle necessità dell’opera.

Osservando le sue opere emerge immediatamente un rapporto molto intimo con i materiali, o più propriamente con gli oggetti, che lei riscopre non per la loro funzione ma nella loro essenza e nelle loro qualità intrinseche. Quali sono i materiali che utilizza per realizzare le sue opere e come vengono selezionati?

Alla fine degli anni ’90, dopo un periodo in cui mi sono dedicata alla pittura, sono nate nuove opere scultoree. Assemblaggi creati con uno svariato campionario di oggetti prelevati dalla realtà che mi circondava: matite, cannucce, pastelli, fusaggine, pomice, carbone, gomme, sugheri, stuzzicadenti, cottonfioc, feltro, frange, fiammiferi, spolette, cucirini. Ho trasformato il quotidiano in gesto poetico.

Un materiale deve suscitare la mia fantasia, la mia visione, la mia memoria, e rimanere quasi una citazione.

Paola Pezzi, Copper, tessuto gommato, 2019

Le sue opere d’arte suggeriscono un forte senso di allegria, ma anche di ordine e serenità. Forse perché ritroviamo spesso un filo conduttore: la ripetizione del cerchio o, in generale, di moduli circolari che ricordano la rappresentazione della forma perfetta per antonomasia. Ha una predilezione particolare per questa figura geometrica? Se sì, perché?

Il movimento centrifugo è sempre stato all’origine dei miei lavori. Il cerchio, la spirale, esprimono il moto, il dinamismo, l’infinito. Nei miei lavori anche gli spigoli sono arrotondati!

Paola Pezzi, mostra Ridisegnare Il Mondo, 40 matite bandiere, Bocconi Art Gallery, 2008-2009

Le sue installazioni contemporanee sono mai state esposte in un contesto antico?

Ho installato le mie opere in vari contesti storici e antichi. La mia prima mostra a Roma nel ’90 non fu in una galleria ma al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, altre in vari contesti museali e più recentemente, a Palazzo Vitelli, a Città di Castello (PG) e a Palazzo Ducale a Mantova, dove le mie opere dialogavano con gli Affreschi del Pisanello.

Stiamo per vedere (o perlomeno lo speriamo) la luce in fondo a un lungo tunnel. Come ha vissuto questo periodo di lockdown? Come sono cambiate le sue abitudini e l’approccio al suo lavoro di artista?

Questo periodo è sicuramente stato molto “riflessivo” per me e spero un po’ per tutti. Ci siamo resi conto di non essere onnipotenti come credevamo…anzi soltanto fragili uomini in balìa dei nostri sbagli e di un’apparente supremazia sulla natura, che è giunta puntuale e a buon diritto a chiederci il conto.

Paola Pezzi, Passamaneria, stoffa, 2013

Come pensa che sia cambiato o che cambierà la sua attività artistica dopo la vicenda traumatica della pandemia?

Per fortuna vivo e lavoro nel mio studio. Il mio lavoro è continuato senza alcuna interruzione ma, al contrario, con più concentrazione e senza interferenze esterne. Anche se con uno stato d’animo agitato.

Paola Pezzi, Bandeau, gomma espansa, 2016

Secondo lei, c’è un lato positivo che possiamo trarre da questa situazione?

Spero che dopo questa tragedia, l’uomo rinsavisca e modifichi il proprio rapporto con la natura. Prendere coscienza dell’ambiente che ci circonda vuol dire averne rispetto, considerazione e cura. Abbiamo tutti osservato concretamente come il nostro “stallo globale“ abbia permesso la rigenerazione del nostro habitat terrestre….

Questo certamente deve far riflettere!

In Copertina: Paola Pezzi, Medusa, PVC, 2017

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