KENZO: UN VIAGGIO NELLA SUA “JUNGLE”

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Parigi, 4 ottobre, fashion week. Una brutta notizia irrompe in quella che è la settimana più sfarzosa dell’anno. Kenzo Takada ci lascia a causa del male che sta affliggendo il mondo, il coronavirus. E’ triste associare la sua immagine giocosa e solare a questo virus che ha piegato la nostra società.

Kenzo
Ritratto di Kenzo by Alain Benainous. Credit.

Quando pensiamo a Kenzo e al suo genio creativo è inevitabile fare un viaggio con la mente verso luoghi esotici dalle mille sfumature, che ci fanno innamorare della vita come se fosse un menù dal quale non sappiamo mai che piatto ordinare. Così era la moda concepita dallo stilista. Esagerata, imprevedibile ma raffinata.

Kenzo
SS19 campaign shot by David LaChapelle. Credit.

Se chiudiamo gli occhi e facciamo un tuffo nel passato, vediamo un bambino curioso che, rovistando tra le riviste delle sorelle, si rifugia in quel mondo patinato. Ancora ignaro del futuro che lo vedrà protagonista delle innumerevoli copertine a seguire.

DA TOKYO A PARIGI: UN BIGLIETTO DI SOLA ANDATA

Fu uno dei primi uomini a frequentare l’istituto di moda Bunka Gakuen di Tokyo. Da lì iniziò a disegnare collezioni kids per i grandi magazzini. Ma è Parigi a segnare la svolta nella sua carriera. Un biglietto di solo andata che vedrà la nascita e la crescita del genio creativo che noi tutti oggi conosciamo e a cui siamo grati.

Kenzo
Kenzo nel suo atelier a Parigi. Credit.

Respirando la moda parigina degli anni ’70, Kenzo si rende subito conto che deve creare qualcosa di diverso. Si discosterà dalle influenze dei suoi colleghi, il futurista Courreges o l’elegante Yves Saint Laurent, e aprirà la sua prima boutique, “Jungle Jap”.

Kenzo nel suo primo negozio, aperto nel 1970 nella Galerie Vivienne di Parigi. Credit.

Le pareti che fanno da cornice alle collezioni esposte sono frutto di un’ispirazione dai quadri di Henri Rousseau, richiamando i tessuti dei kimono cari allo stilista. Colui che varca la soglia del “tempio sacro” si trova davanti a una vera e propria esplosione, catturano l’attenzione dei passanti le vetrine che non cessano di narrare storie.

Dalle passerelle al palcoscenico

Giungle e animali ricreano il mondo orientale, essendo così dirompenti con il mondo adiacente, con il quale presto però si crea un dialogo che permarrà fino ad oggi, conosciuto come quel mix e match iconico della sua Maison.

Nasce così il flower power, protagonista indiscusso nei suoi innovatissimi capi oversize che per la prima volta vedono primeggiare asimmetrie accostate a fantasie sgargianti che si palesano su delle tele grezze. La stessa operazione viene fatta in ogni forma d’arte: teatro e cinema chiederanno delle sapienti mani del maestro e ben presto egli stesso lancerà la sua prima linea d’interni.

Foto 1: Ultimo show Kenzo nel 1999 by Richard Haughton. Credit. Foto 2: Kenzo Takada immortalato da Jean-Marie Périer. Credit.

Questo comporterà di pari passo, il suo ritiro dai riflettori delle passerelle lasciando la direzione creativa ai più illustri designer tra i quali l’estroso Marras, fino ad arrivare all’odierno Filipe Oliveira Baptista che non dimentica la lezione del maestro: rendere la moda accessibile a tutti, perché “la moda è per tutti”.

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Kenzo by Oliviero Toscani per Elle, 1981. Credit.

In copertina: Illustrazione di Elena Cammarata: Parigi, ultima sfilata di Kenzo, 1999, shot by Thomas Coex. Credit.

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