“LOVE, REN HANG”. EPITAFFIO E DICHIARAZIONE D’AMORE DELL’ARTISTA CINESE

Di Annalisa Biggi

Tempo di lettura: 4 minuti.

Sento la reale esistenza delle persone attraverso i loro corpi nudi.

R. Hang

È strano parlare di retrospettiva per un artista che a soli trent’anni si è tolto la vita. Eppure, Ren Hang (Changchun, 1987 – Pechino, 2017) nella sua breve esistenza è stato fotografo e poeta, rivoluzionario al punto da ottenere un rapido successo grazie ad uno stile personalissimo e riconoscibile.

Untitled, 2016 © Ren Hang. Courtesy Estate of Ren Hang and Stieglitz 19, Antwerpen. Credit.

I suoi scatti, in mostra presso la C/O Foundation di Berlino, hanno un impatto che va ben oltre quello suscitato dai nudi per cui è diventato celebre, mostrandosi quale frutto di una pratica oscillante fra la spontaneità dell’immagine amatoriale e lo studio costruttivo di ogni dettaglio, come se, con estrema naturalezza ci si addentrasse nei meccanismi vitali per riscoprirne l’ordine e il ritmo.

L’erotismo è appena sfiorato in queste opere, in cui il nudo si trasforma, mediante le capacità alchemiche proprie di un grande artista, fino a diventare veicolo di analisi dell’umano, non senza una certa dose di ironia. Sono le composizioni, le simmetrie e le difformità, le combinazioni fra uomo e natura, che creano virtuosi e accattivanti accostamenti, capaci di rendere il noto nuovamente sorprendente.

Veduta della mostra Love, Ren Hang, A cura di Felix Hoffmann, C/O Berlin Foundation, 2019-2020. Foto di Annalisa Biggi.

Non ho mai percepito la nudità come qualcosa di importante da catturare, penso semplicemente che sia più affascinante e più naturale.

R. Hang

Veduta della mostra Love, Ren Hang, A cura di Felix Hoffmann, C/O Berlin Foundation, 2019-2020. Foto di Annalisa Biggi.

Le strutturazioni degli scatti rivelano il loro essere frutto di un pensiero costruttivo nella creazione dell’immagine e sono esaltati dalla decisione curatoriale di esporli ora singolarmente ,ora in congeniali nonché visivamente attrattive, composizioni. Meno calzante e certamente discutibile è, invece, la scelta delle dimensioni di stampa, nei cui frequenti ingrandimenti a perdersi è la nitida definizione della foto – ammesso che fosse un valore effettivamente ricercato dall’artista – così come la totale assenza di etichette descrittive che impediscono allo spettatore di compiere un percorso cronologico o, quantomeno, consapevole.

Ren Hang tuttavia, non è stato solo studio e organizzazione, ma anche, e soprattutto, emozione e sensibilità. Fattori che si respirano osservando gli scatti in cui ad essere ritratti sono stati solo conoscenti e amici dell’artista, che sono stati per lui gli unici veicoli di conoscenza del mondo, quasi avesse difficoltà a rapportarsi artisticamente a ciò che gli fosse estraneo.

Non mancano, poi, nella sua produzione colte citazioni dal passato, omaggi a fasi artistiche precedenti. Ogni scatto è ricco di simboli e leggende, che evidenziano una profonda conoscenza dell’arte e dei suoi temi, così come la distanza da una mera volontà pornografica, di cui è stato accusato dal governo cinese. Leda e il cigno, Ofelia, la femme fatale con il serpente sono solo alcuni esempi tra le tante rielaborazioni che arricchiscono significati ogni fotografia, anche nei casi in cui sembra prevalere uno spirito ironico e, a tratti, canzonatorio.

Ren Hang, Untitled 56, 2015. Courtesy Estate of Ren Hang + OstLicht, Galerie für Fotografie, Wien. Credit:Monopol Magazine fur kunst und leben.
Ren Hang, Untitled, 2015, Courtesy Estate of Ren Hang and Stieglitz 19. Foto di Annalisa Biggi.

Ren Hang era un artista in grado di utilizzare l’apparecchio fotografico in modo costruttivo, surrealista, poetico. Per questo motivo, ben si armonizzano, nel percorso espositivo, i suoi versi, scritti su alcuni dei muri principali. Parole scelte con cura, che creano affascinanti dimensioni, fortemente drammatiche. Egli è la dimostrazione che trent’anni possono bastare per entrare a fare parte dei “grandi”, per ottenere un importante riconoscimento, così come per essere travolti da una bufera di accuse, fino al raggiungimento della censura da parte dello Stato cinese.

Cosa vuol dire essere artista in uno dei paesi con la minore libertà di espressione al mondo? Sembra risponderci con queste immagini lo stesso Ren Hang, l’artista ribelle suo malgrado, la cui fragilità non è stata certamente un mistero. Fragilità che lo ha condotto in un vortice depressivo da cui non è riuscito ad uscire.

Rimangono questi lavori a spiegarci chi è stato e in quale modo voleva essere ricordato. Parole e immagini che suonano come una dichiarazione d’amore verso l’umano.

Questa esposizione retrospettiva, “Love, Ren Hang”, è davvero un tributo all’uomo che ha reso giustizia al corpo omologato, riaffermandone il valore e l’artisticità.

Love, Ren Hang

A cura di Felix Hoffmann

Fino al 29 Febbraio 2020
C/O Berlin Foundation – Amerika Haus . Hardenbergstraße 22-24 . 10623 Berlin

In copertina: Ren Hang, Untitled 2016, Courtesy Estate of Ren Hang and Stieglitz 19, Antwerpen. Credit.

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