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MADE IN italy: inizia il viaggio con krizia
Una settimana fa vi abbiamo parlato della sfavillante moda degli anni Settanta che fa da sfondo alla nuova mini serie tv “Made in Italy”, andata da poco in onda.
Tra gli stilisti citati nella prima puntata, un’artista in particolare ha suscitato molto interesse e curiosità, perciò abbiamo deciso di ritagliare uno spazio solo per lei.
Stiamo parlando di Mariuccia Mandelli, (Bergamo, 31 gennaio 1925 –Milano, 6 dicembre 2015) in arte Krizia (nome in prestito dall’ultimo Dialogo di Platone sulla vanità femminile), firma del suo omonimo brand che nel corso degli anni abbiamo potuto conoscere ed apprezzare. Ma che donna si cela dietro il brand? Quali sono state le innovazioni che ha portato nella moda?
Questi sono i quesiti a cui vogliamo rispondere.

MARIUCCIA: DALLA CATTEDRA ALLE PASSERELLE
Maria Madelli nacque nel 1925 a Bergamo e per tutti era la maestra Mariuccia. Ebbene sì, prima delle passerelle c’era la cattedra. Molto presto però, grazie all’amica Flora Dolci, Mariuccia capì che l’insegnamento non era la sua strada: aprirono insieme un piccolo laboratorio in cui produssero gonne e maglie dalle linee semplici., quasi “francescane”.
Così per sette lunghi anni, le due amiche gireranno in lungo e in largo l’Italia, boutique dopo boutique cercando di poter vendere i loro abiti, in cerca di fortuna. La chiave del successo è stata la pazienza accompagnata dalla tenacia. Ma come in ogni fiaba che si rispetti c’è sempre quel personaggio che aiuta il protagonista in difficoltà e qui, infatti, entra in gioco una fotografa della rivista Grazia, Elsa Haerter che, innamoratasi delle creazioni, decide di immortalare gli abiti con degli scatti iconici che da lì in poi sanciranno l’inizio di una brillante carriera.

Fotografia originale di Elsa Haerter, Credits
gli anni ’60: il successo a palazzo pitti
Da un piccolo laboratorio, Krizia si ritrova a collaborare presto con due stilisti, dall’aiuto prezioso, poi diventati due nomi importantissimi per la storia della moda: Walter Albini e Karl Lagerfeld.
Ma a tirare le fila della cifra stilistica del brand sarà sempre e solo lei, che con i suoi tratti riconoscibili, rivoluzionerà le forme canoniche della moda che la precede. Negli anni ’60, infatti, andavano di moda piccoli tween-set, e a questi la stilista contrappone pullover tricottati, caratterizzati dalla presenza di mix di filati. Ben presto, avrà modo di presentarli al pubblico, a Palazzo Pitti, culla del prêt-à-porter italiano nella prestigiosa Sala Bianca, debuttando nel 1964 con una collezione bianca e nera – colori a lei cari, che diverranno la sua impronta fashion. Una collezione con la quale conquista il premio Critica della moda, assegnato in precedenza solo a Emilio Pucci.

GLI ANNI ’70: LA MODA MILANESE E IL TRIONFO DEGLI HOT PANTS
Krizia fu tra le prime a sfilare a Milano, come abbiamo visto nella fiction, presso la Triennale, inaugurando quella che ben presto verrà chiamata moda milanese e in cui verrà concentrata tutta l’attenzione della stampa e del fashion system fino ad oggi. A suscitare un clamoroso scandalo, seguito da un inaspettato consenso per quegli anni, in cui a dettare tendenza erano gli equilibri del max e midi, nel 1971, Krizia fece sfilare dei pantaloncini tagliati cortissimi che lasciavano scoperte le gambe, gli hot pants, che le valsero il prestigioso premio Tiberio d’oro.

UN MIX DI MATERIALI: LA MODA CHE TRADUCE L’ARTE
Nel corso degli anni Krizia, oltre ad essersi ispirata dalle donne e dal loro spirito libero, ha cercato anche altre fonti a cui ispirarsi, una tra le più forti è stata l‘arte.
Affascinata dai colori di Kandinskij, dalla vivacità della Pop art e dai quei giochi di luce di Klimt, realizzerà capi unici, in cui tradurrà le pennellate di colore grazie al mix di materiali che la contraddistingue: ora tecnici ora semplici. I tessuti più “grossi” erano accoppiati con quelli più lisci e impalpabili, con sovrapposizioni di materiali nuovi: dalle pelli d’anguilla e di anaconda, al cuoio, paglia e gomma.
Scelta di accostamenti che definirono lo stile eclettico del brand, tanto da guadagnarsi l’appellativo “Crazy Krizia” dalla stampa americana. Hélèn Blignaut, autrice di “Anatomia della Moda” la ricorda così: “un modo di avvicinarsi all’arte, ma anche di fare lei stessa arte. Con strutture complesse e geometrie elaborate, alla ricerca di tessuti innovativi o classici ma interpretati in una maniera inusuale”.
DAL PLISSE’ ALLE STAMPE DI ANIMALI: UNO STILE CHE LASCIA SPAZIO A UN MONDO ONIRICO
La ricerca insaziabile di nuove forme, porta Krizia all’invenzione del plissé, ancor prima di Issay Miyake, dove organze e taffetà vengono magicamente trasformate in farfalle, lucciole e draghi maestosi ed eleganti.

Era questo forse un modo per esorcizzare la paura, operazione che la porta, anche, a stampare su i suoi capi animali “feroci”, in chiave ironica, come lei stessa spiega: “ho sempre fatto animali molto ironici, leoni ubriachi con il sigaro in bocca, le orse vanitose, con collane e orologi”.
Stampe uniche e originali, con l’intento di incoraggiare tutte le donne, catturando l’attenzione di nomi illustri, quali ad esempio Marella Agnelli e Lady Diana.

Ed è per questa ragione che possiamo ricordare Krizia, come la pantera del made in Italy, poiché è stata una donna coraggiosa che è riuscita con la sua audacia ed eleganza, a stravolgere una moda statica che costringeva le donne in abiti troppo difficili da portare.

«Ogni donna deve vestirsi come vuole, purché il vestito diventi per lei come una seconda pelle»
Ricordiamo a tutti l’appuntamento di questa sera con la serie TV MADE IN ITALY in prima serata su Canale 5.
In copertina: Illustrazione di Elena Cammarata, Krizia Ottobre 1987, Credits