MARISON RAY. RESPIRO DEL COLORE

Di Agnese Paris

Tempo di lettura: 4 minuti

Fino al 30 giugno la Fondazione Stelline ospita la mostra Respiro del colore dell’artista Marison Ray a cura dello storico d’arte Alessandro Vezzosi e con la collaborazione di Claudio Guida e Agnese Sabato.

La mostra, che per l’artista segna un momento di profondo cambiamento, presenta una selezione delle opere realizzate negli ultimi sette anni: 16 grandi tele (2m x 2m) insieme a 7 di dimensioni più ridotte e a diversi studi preparatori su carta che rivelano il suo metodo creativo, dalla scintilla iniziale all’espansione del colore.

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Marison Ray, Mitre vescovili (2017).

Fin da bambina, Marison Ray amava il disegno e in esso vedeva un dono. Inizia giovanissima la sua esperienza progettuale nel design, che da Torino l’ha portata fino in Giappone, un luogo che ricopre un ruolo centrale nel suo processo d’ispirazione. Nel corso della sua carriera, ha viaggiato per il mondo acquisendo e interiorizzando le forti sensazioni immaginifiche di ogni luogo. Nel suo nome d’arte, oltre a ritrovare la luce del mare e del sole, è chiara l’allusione a uno degli artisti che più ammira, Man Ray.

La pittura di Marison invita a riflettere, ad approfondirne le ragioni, i caratteri e i significati. Dopo un primo sguardo da lontano, le tele richiedono di avvicinarsi sempre più, fino quasi a entrare nei quadri, fra i grumi, gli strati e le risonanze del colore, là dove il respiro delle cromie accompagna la deflagrazione della pittura.

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Marison Ray, My mum (2006).

Sono presenti in mostra anche alcune opere del passato come Ritratto della madre, da lei intesa come origine ed “essenza celestiale della vita”; Passioni (2006), dipinto a quattro mani con Enzo Gribaudo; il dittico del 2009, con i colori chiari che superano l’inerzia in compenetrazione di una gestualità vitalistica.

Nei suoi quadri non ci decifrano più figurazioni di drammi esistenziali, tipiche del periodo anni ’90 dell’artista, bensì invenzioni di un’assoluta libertà creativa. I titoli del presente sono spesso decifrazioni (Spirale di energie) o indizi della matrice iniziale, che si trasforma fino quasi a perdere tutte le connotazioni figurative (Toro nell’Eden).

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Marison Ray, Spirale di energie (2017).

Per Marison «non c’è nulla di più eccitante che rivelare sulla tela bianca l’anima». È il dipinto stesso, che non le sembra mai finito, a interrogarla su quando dovrà fermarsi. L’intuizione originaria concretizza nei bozzetti la scintilla di un’idea, che poi si proietta e si irradia, con crescente complessità, nell’estensione dell’impeto pittorico delle grandi tele.

Nell’opera di Marison il colore gioca un ruolo fondamentale e comunica un’espressione che proviene dall’anima e dall’istinto del furore creativo. L’acrilico, per la sua rapida essicazione, è ideale per l’artista, nella velocità dell’esecuzione e nella possibilità di modificare la pittura e sovrappone la materia, poiché le consente di trasformare i segni e i cromatismi, nell’impulso di una narrazione incessante del pensiero. L’artista compone musicalità, contrappunti e armonia, ritmi del respiro come soffio vitale e dei colori che “si abbracciano” nel fluire delle dominanti espressive e simboliche che predilige: il rosso del fuoco e del sangue; il blu Cina e il giallo-India, tra cielo-mare e terra-luce solare; il bianco introduce note di purezza e di contrasto.

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Marison Ray, Horse (2019).

Per Marison ogni quadro è una creatura vivente, in un fremito di sensazioni sulla tela, per generare una magia. I suoi dipinti sono dei sogni che a metà dell’opera si trasformano, seguendo l’istinto programmato della ragione e dell’inconscio. L’artista sente la pittura come una missione travagliata, un dono a cui corrispondere con fatica intellettiva e ansia di giungere a un fine ideale.

Marison vuole operare per sé stessa, ma anche per un dovere nei confronti della società, per donare e condividere emozioni. Il dipinto è un flusso di pennellate in un prato cromatico, che si diffondono sulla tela in deflagrazioni e traiettorie animate. La pittrice esterna le proprie passioni che denotano sofferenza e affrontano conflitti alla ricerca di un’illuminazione: ogni opera deve essere compiuta per un volere trascendente e per fatalità, come frutto del progetto primario e delle sue metamorfosi.

Marison sente di aver ricevuto un’energia astrale, di aver superato un periodo buio, grazie al dialogo con il suo spirito religioso. Manifesta il suo impegno per la salvazione della vita umana e della natura nel rispetto del creato, è una devota guerriera in lotta per dare un senso alla vita.

Marison Ray, Twilight yellow bull fighting (2018).

Marison Ray. Respiro del colore

a cura di Alessandro Vezzosi

Dal 4 al 30 giugno 2021

Ingresso libero

Orario: martedì – domenica, ore 10.00-19.00 (chiuso il lunedì)

L’ingresso sarà contingentato nel rispetto delle normative vigenti e dei protocolli di sicurezza per il contenimento della pandemia da Covid-19.

Sabato, domenica e festivi la prenotazione è consigliata (da effettuare entro il giorno precedente la visita), scrivendo a: mostre@stelline.it

Fondazione Stelline, C.so Magenta 61, Milano

Info: +39 02.45462.411 | fondazione@stelline.it | www.stelline.it

In copertina: Marison Ray, Mitre vescovili (2017).

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