“MISURIAMO LO SPAZIO CON LE FRASI”: CESARE VIEL AL PAC

Di Alba Panzarella

Tempo di lettura: 3.30 minuti.

Al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano è possibile visitare l’antologica di Cesare Viel “Più nessuno da nessuna parte” fino al 1 dicembre 2019.

Cesare Viel esplora, attraverso opere site specific e performance storiche, il tema della formazione dell’identità, i processi che portano alla sua costruzione e decostruzione, con un forte accento autobiografico: l’artista racconta di sé, della sua famiglia, delle persone che ha amato, degli scrittori che l’hanno influenzato, degli eventi di attualità che l’hanno colpito e segnato profondamente.

Cesare Viel, Lost in Mediation, 1999-2019.

Il percorso espositivo si apre con un’opera di grande impatto: Lost in Meditation, un grande cumulo di fieno su cui l’artista, durante l’azione performativa, si sdraia ascoltando la propria voce preregistrata che narra di un passato agricolo – ricordi d’infanzia di Viel, ma anche memoria identitaria nazionale. La canzone che dà il titolo all’opera – Lost in Meditation di Ella Fitzgerald – si riuscirà a udire come sottofondo in quasi tutte le sale della mostra.

Cesare Viel, Il giardino di mio padre. Gli oggetti sotterrati, 2019.

Le opere di Viel si sono ben amalgamate con gli spazi del PAC. È stato deciso infatti di dedicare alle opere più ingombranti le sale laterali e di lasciare il lungo ambiente principale pulito, in modo anche da focalizzare lo sguardo sull’opera site specific realizzata per il parterre del PAC: Il giardino di mio padre. Gli oggetti sotterrati, con cui l’artista ripercorre il proprio difficile rapporto con la figura paterna, e la cui azione performativa consisteva nel sotterrare e dissotterrare oggetti che simboleggiano l’eredità simbolica del patriarcato. I visitatori sono invitati a togliersi le scarpe per passeggiare sulla distesa brulla di terreno, idealmente accanto all’artista.

Cesare Viel, Aladino è stato catturato, dettaglio.
Cesare Viel, Aladino è stato catturato, 2010.

Nonostante le opere di forte impatto visivo esposte, la componente uditiva ricopre un ruolo fondamentale nell’esplorare la mostra. I suoni, richiamando il visitatore di sala in sala, permettono di ripensare – udendole in lontananza – a opere viste in precedenza, aiutando a compiere collegamenti tra il pensiero dall’artista e il proprio vissuto personale. Esemplare in questo senso l’opera Aladino è stato catturato, ricostruzione di una performance eseguita per la prima volta nel 2000. Viel, chiuso in gabbia, trascrive su fogli di carta colorati le letture che compie con un mazzo di tarocchi, ascoltando la propria voce che canta Le Tourbillon, canzone tratta dal film di Truffaut Jules e Jim, un motivetto che rimane in testa e che rende la sala la preferita dai bambini, nonché richiama alla memoria il film a tutti coloro che l’hanno visto.

Cesare Viel, Fra teatro e autografia, 1991.

Il supporto della parola – che sia essa scritta o udita – è fondamentale per Viel, che in particolare utilizza la scrittura a mano come pratica artistica. Le opere disposte sul corridoio centrale ne sono un chiaro esempio, come Fra teatro e autografia o il Progetto Bachmann. La scrittura diviene un modo per mostrare un processo mentale nel modo più immediato possibile. In queste opere si riesce a percepire chiaramente la portata del pensiero dell’artista, la loro fruizione permette al pubblico di connettersi in modo istantaneo con Viel e confrontare il proprio vissuto personale con il suo. Si ha la sensazione di leggere il diario di un amico, che a volte si sovrappone con pagine del proprio diario.

Cesare Viel è un artista raffinato, con un enorme bagaglio culturale alle spalle che cita continuamente i suoi filosofi, scrittori e artisti preferiti nelle proprie opere. Per questo il supporto della Guida alla mostra consegnato all’ingresso del PAC è indispensabile: permette di comprendere in modo chiaro e lineare i riferimenti e gli intenti dell’artista dietro ogni lavoro esposto, accompagnando il visitatore attraverso la ricca mente di Viel senza risultare pesante o eccessivamente semplice. Certo è che senza il supporto scritto della guida risulta difficile cogliere le infinite sfumature di riferimenti colti e raffinati dell’artista.

Cesare Viel, Nel cuore della relazione, 2019.

Accanto alla scalinata che porta al piano superiore un paio di cuffie invitano all’ascolto: Nel cuore della relazione è un’opera romanticissima, che analizza la storia d’amore di Viel con la sua compagna Laura Guglielmi. Scritto a quattro mani, il dialogo tra i due viene recitato dalla voce dell’artista, che racconta dell’amore tra i due, gli interessi, gli stimoli intellettuali che si sono donati vicendevolmente ma anche il dolore che può emergere in un rapporto intimo, i silenzi e le ferite causate l’uno all’altro.

Sulla balconata sono di particolare impatto le serie di fotografie Provare, Posizioni ed Esterni di sé, in cui Viel si autoritrae in scatti che lo vedono interpretare dei ruoli – quelli di poeta, scrittrice e kamikaze – e che esplorano il modo in cui ci si rapporta con l’ambiente urbano. Le fotografie sono immancabilmente accompagnate da una frase dell’artista che aiuta a contestualizzare la scena attraverso giochi di parole.

Cesare Viel, Alluvioni universali, 2019.

Nell’ultimo ambiente, prima di accedere alla sala con la rassegna video, l’opera Alluvioni universali si inserisce sulla scia del ciclo di opere Diario Contemporaneo di Viel, in cui l’artista disegna scene di cronaca viste sui giornali creando loro delle didascalie inventate che ne permettono altri livelli di lettura. In Alluvioni universali il soggetto è una donna indiana che cerca di salvarsi da un fiume in piena. La didascalia scelta per questa opera è una citazione di Roland Barthes, tratta dal diario scritto in seguito al lutto della madre: “più nessuno da nessuna parte”, la frase che dà il titolo alla mostra.

Il mondo di Cesare Viel è pieno di ragionamenti, pensieri e parole: può apparentemente sembrare inaccessibile, ma immergendosi passo dopo passo nella sua mente si riesce a trovare un filo conduttore, si individuano gli argomenti che gli stanno a cuore, le modalità in cui l’artista ha deciso di mostrare sé stesso, in un chiaro progetto espositivo che riesce nell’obiettivo di stimolare lo spettatore a mettersi in gioco, anche  con il proprio vissuto personale.

CESARE VIEL. PIU’ NESSUNO DA NESSUNA PARTE

PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Milano

13 ottobre 2019 – 1 dicembre 2019

Info: pacmilano.it

Foto di Paola Desiderato

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