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MUSEI CHIUSI: SERVIZI ESSENZIALI, MA PER CHI?

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Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo

dalla definizione di museo di icom

Nel 2015 il “Decreto Colosseo”, poi convertito in legge (n. 182/2015), i musei e i luoghi di cultura sono stati equiparati ai servizi pubblici essenziali, come la scuola, la sanità e i trasporti. Ma, mentre per queste categorie sono state adottate misure di sicurezza anti-covid, per i musei invece, si è stabilita la loro chiusura.

Se è vero che i musei sono istituzioni al servizio della società e del suo sviluppo la domanda da porsi è una: perché sono stati chiusi?

MUSEI CHIUSI: IL LOCKDOWN DELLA CULTURA

Indubbiamente il 2020 ci sta ponendo di fronte a sfide impensabili, che generano crisi e che si estendono a tutto il mondo, senza confini culturali o geografici. I musei hanno saputo, durante e dopo il primo lockdown, adeguarsi alla nuova realtà.

Museo Egizio di Torino, foto dell’autore

Prenotazioni online, nessuna coda all’ingresso, sicurezza sono tre elementi che hanno caratterizzato la riapertura. Oltre a questo, i musei hanno saputo affrontare un nuovo “esistere” nel panorama culturale: digitalizzazione, attività e programmazione online, virtual tour, sono solo alcune delle novità che sono arrivate in questo anno così particolare.

Eppure eccoci qui. Il primo DPCM, datato al 3 novembre, segna una nuova battuta d’arresto alla cultura. Fin da subito personaggi illustri si sono esposti per denunciare il blocco della cultura che, a differenza delle altre attività, è stata interrotta indipendentemente dallo stato di gravità di ogni regione. La chiusura dei musei, delle biblioteche e degli archivi, rimane tutt’oggi una delle scelte che si fatica a comprendere.

Salvatore Settis, rettore della Normale di Pisa, per primo ha rivolto al Presidente del consiglio Giuseppe Conte un appello accorato. “Il suo DPCM” – scrive Settis rivolgendosi a Conte – “prevede la chiusura dei musei, considerati sotto la specie dell’assembramento e non come insostituibili fonti di nutrimento culturale […]”.

Secondo Settis, la chiusura dei musei stabilita dal DPCM dello scorso 3 novembre parte da un presupposto errato, ovvero che finita l’emergenza, tutto tornerà “come prima”. Secondo la riflessione dello storico dell’arte, invece, occorrerà prepararsi a un mondo nuovo, che avrà sempre più bisogno di cultura.

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Gallerie degli Uffizi. foto dell’autore

MUSEI CHIUSI: L’APPELLO DI ICOM ITALIA

L’International Council of Museums (ICOM), nella sua sezione italiana, ha rivolto un nuovo appello al Governo Conte per la riapertura dei Musei.

La Presidente della delegazione italiana, Adele Maresca Compagna, apre la lettera con un quesito:

Siamo consapevoli che dovrà passare un po’ di tempo prima che il pubblico internazionale torni a visitare i nostri musei, creando un indotto benefico per l’economia nazionale e locale.

Ma è questo che motiva la loro chiusura mentre in molte zone d’Italia è di nuovo possibile frequentare negozi e centri commerciali, bar e ristoranti?

Si ritiene forse che il “consumo” di cultura non sia altrettanto necessario per il benessere delle persone e la ripresa produttiva?

Pur comprendendo che “una situazione critica sotto il profilo sanitario induca alla cautela” tuttavia, “invita il governo a non sottovalutare il contributo importante che i musei, e più in generale la cultura, possono fornire al benessere e alla qualità della vita degli individui e delle collettività“. 

“Apriamo i musei, ora più che mai!”: è questa la richiesta di un’organizzazione internazionale che basa le proprie radici nella ricostruzione di una nuova società di progresso e sviluppo.

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Galleria degli Uffizi, foto dell’autore

I musei oggi sono luoghi sicuri al servizio della società dove tutti i cittadini possono avvicinarsi al piacere della conoscenza trovando conforto alle difficoltà del presente e nutrire, attraverso l’arte e la scienza, il pensiero, l’immaginazione e la creatività.

lettera aperta icom Italia

MUSEI CHIUSI: il Nuovo Dpcm

Il 3 dicembre un nuovo DPCM ci preoccupa per il futuro culturale – ma soprattutto sociale – del nostro Paese.

Gli appelli sono stati ascoltati solo in parte. Restano chiusi i musei, le mostre, i cinema, i teatri, sospesi concerti e spettacoli dal vivo. Uniche aperture per gli archivi e per le biblioteche che possono offrire servizi su prenotazione. Le misure entrano in vigore il 4 dicembre e restano valide fino al 15 gennaio 2021.

Mentre gli altri Stati europei e non, si apprestano a una programmazione organizzata e a un piano per la riapertura – la Francia riaprirà i suoi musei il 15 dicembre mentre in altri paesi sono già operativi, come in Svizzera – in Italia i musei sono gli ultimi della lista. “I dimenticati”.

Il tema della cultura non è entrato a far parte degli argomenti toccati nel corso della conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte dello scorso 3 dicembre.

MUSEI CHIUSI: UN PROBLEMA SOCIALE

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Palazzo Reale di Milano, foto dell’autore

La pandemia ha reso più evidente che l’arte e la cultura possono dare supporto al benessere delle persone.

Proprio ora che le nostre città sono prive di turisti, il museo avrebbe potuto trasformarsi in una “piazza” di relazioni, tra persone e con le opere d’arte. I cittadini avrebbero potuto riscoprire il proprio essere comunità e sentirsi parte di qualcosa di importante, eppure, con grande dispiacere, non potrà essere così.

La cultura è un bene comune primario come l’acqua; i teatri le biblioteche i cinema sono come tanti acquedotti.

Claudio Abbado

In copertina: Gallerie degli Uffizi, foto dell’autore.

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