OLTRE RAFFAELLO: LE POLEMICHE SUL PRESTITO DEL RITRATTO DI LEONE X

Di Nicola Albergo

Tempo di lettura: 3 minuti.

Nell’Italia dei grandi maestri, si sa, le risorse culturali abbondano, ma anche in fatto di polemiche non si scherza. A finire sotto il fuoco incrociato della critica, questa volta, è stato Raffaello e l’occasione è delle più importanti: dal 5 marzo al 2 giugno il pittore urbinate, a 500 anni dalla sua morte, verrà celebrato con una grande esposizione che si terrà a Roma, alle Scuderie del Quirinale.

La mostra è il risultato di un progetto scientifico, con anni di studi e restauri alle spalle, e prevede la partecipazione, tra le altre, di istituzioni come Galleria Borghese, il Museo di Capodimonte, la National Gallery di Londra e il Museo del Prado. Tra queste non potevano certo mancare le Gallerie degli Uffizi, che con le sue quasi cinquanta opere contribuirà in maniera significativa all’evento.

Raffaello, Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, Firenze,
Gallerie degli Uffizi. Credit.

Oggetto del contendere è stato il “Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi“, conservato proprio agli Uffizi e finito, nei mesi precedenti, in una lista di 23 opere ritenute inamovibili dai membri del Comitato Scientifico.

Considerata la natura consultiva del Comitato, nonché le considerazioni positive circa lo stato conservativo dell’opera espresse dall’Opificio delle Pietre Dure che ne ha curato l’ultimo restauro, il Direttore Eike Schmidt ha comunque dato il via libera affinché l’opera, fondamentale per comprendere l’attività dell’urbinate, raggiungesse Roma, scatenando così le dimissioni dell’intero Comitato.

Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze. Credit.

Il carattere di ‘inamovibilità’ riconosciuto alle opere che compongono quella lista, risponde sostanzialmente a due ragioni principali, una di ordine conservativo e l’altra, a dir così, di natura identitaria (ed è il caso del nostro Ritratto). Ma le dimissioni del Comitato non trovano nella mancata osservanza di questi criteri la propria spiegazione, bensì in un problema più ampio, dai contorni prettamente politici.

Tomaso Montanari, membro del Comitato Scientifico, ha infatti sottolineato come la scelta del direttore abbia vanificato il lavoro, e quindi l’esistenza, dello stesso Comitato, con risvolti piuttosto preoccupanti: «Pensiamo – affermano i membri in una lettera – che le dimissioni collettive del Comitato del più importante museo italiano renda ineludibile un ripensamento e una ridefinizione del ruolo dei Comitati Scientifici nel governo dei musei autonomi».

Tomaso Montanari, storico dell’arte. Credit.

Il punto è esattamente questo. La critica, legittima e assolutamente condivisibile, nei confronti della figura monocratica dei “Super Direttori“, muniti di una completa autonomia e posti a capo dei più grandi musei italiani, si arricchisce di un nuovo capitolo.

Occorre, però, contestualizzare la polemica ed esaminarla alla luce degli elementi qui esposti: è davvero impensabile “sacrificare” la componente identitaria dell’opera, peraltro in buone condizioni, per un’esposizione nazionale a suo modo identitaria, organizzata a pochi chilometri di distanza, per un periodo dopotutto limitato?

Quello dell’autonomia dei direttori e del ruolo dei Comitati Scientifici è certamente un problema serio, che merita tutte le attenzioni, soprattutto per i suoi immediati riflessi nel campo della tutela del patrimonio pubblico. L’impressione, tuttavia, è che i modi e le occasioni per evidenziare i limiti del sistema in questione vadano ricercati altrove, lontano da Raffaello e dalla mostra romana.

In copertina: Raffaello Sanzio, Ritratto di Leone X tra i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, Gallerie degli Uffizi. Credit.

0 Comments

Lascia un commento