Storia di un couturier innovatore che viaggiava nello spazio
di Anna Quirino
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Uno stilista innovativo, un vero maestro che ha saputo esportare l’arte del Made in Italy e “svecchiare” quella moda old style che di avanguardismo non ne voleva sapere proprio niente: stiamo parlando di Pietro Costante Cardin, o Pierre Cardin, come aveva scelto di farsi chiamare, deceduto a Neuilly-sur-Seine all’età di 98 anni.
La passione per la moda si fece sentire alla giovane età di quattordici anni: iniziò l’apprendistato presso un sarto di Saint-Étienne, e nel 1945 arrivò a Parigi, dove lavorò prima da Jeanne Paquin e poi da Elsa Schiaparelli, per poi diventare il primo sarto della maison Christian Dior.
La nascita della Maison Cardin e le innovazioni degli anni ’60-‘70

Nel 1950 Pierre Cardin fondò la sua omonima casa di moda, e la sua fu una vera e propria ascesa al successo. La Maison Cardin iniziò la produzione di abiti haute couture, ma il suo fondatore voleva fare qualcosa di davvero sconvolgente, che avrebbe diviso la critica: nel 1959 la casa di moda lanciò una collezione per i grandi magazzini Printemps. In men che non si dica Cardin fu considerato il padre del prêt-à-porter.
Nello stesso anno, inoltre, lo stilista fu il primo ad aprire una boutique in Giappone: questo dimostra che Cardin non era solo uno stilista, ma anche un imprenditore. Un uomo geniale, con forte spirito d’iniziativa e senso artistico, che facevano di ogni sua scelta un successo e un modello da seguire.
Gli anni ’60 e ’70, permeati di desiderio di ribellione e di libertà, caratterizzati da una voglia irrefrenabile di scoprire il mondo, di superare ogni limite e conoscere nuove tecnologie, sono gli anni di punta per un innovatore come Cardin. Lo stilista ne inventava di ogni: per l’uomo introdusse le giacche da completo senza collo, l’abito “cilindro” senza colletto che ispirò il primo look dei Beatles. Ed è sua persino l’invenzione dei pantaloni a sigaretta e l’introduzione in passerella delle minigonne, indossate per la prima volta da modelle asiatiche, come la bellissima Hiroko Matsumoto, che divenne una delle sue muse.

Nel 1971 aprì “Espace Cardin”, un vero e proprio hub culturale nel quale faceva sfilare le sue collezioni e che veniva utilizzato anche per promuovere artisti musicali e teatrali.
Le innovazioni stilistiche di Pierre Cardin
Attratto dall’idea dei viaggi nello spazio, Cardin si ispirava molto alle vicende socio-culturali dell’epoca in cui viveva.
La moda “spaziale” fu oggetto di una stravagante collezione che coglieva nel segno il vero spirito rivoluzionario dello stilista. «Ciò che è nuovo colpisce la mia immaginazione, le cose che si conoscono già non possono dare emozioni», diceva Pierre Cardin a proposito delle collezioni chiamate, non a caso, “Duemila e Oltre”.
Cardin si spingeva sempre oltre, immaginando la moda “del futuro”: preferiva i tessuti artificiali (tecnici e vinile, battezzati “Cardinette”), le geometrie enfatizzate. Realizzava gonne a cerchio da forme e tagli mai visti prima, chiamate “parabolique”, in bianco e in argento metallizzato, che erano i colori prediletti per le sue creazioni; anche gli abiti erano particolari, caratterizzati da fessure rotonde e tagli asimmetrici. Risale al 1954 il “Bubble Dress”, ovvero il “vestito a bolle”, creato in omaggio alla sua casa sulla costiera francese, la “Bubble House”.

Negli anni a seguire arrivarono tailleur classici o trasgressivi, tute argento e body, copricapo a casco e stivali alti fino al ginocchio. Spesso la moda si intersecava con il design nella vita di Cardin, come fu per la sua casa, così per tanti altri oggetti: mise il suo nome e la sua cifra stilistica su mobili, oggettistica ed attrezzatura sportiva, come gli sci.

Cardin è stato quindi l’ideatore di una moda unisex, che abbandona l’idea delle forme femminili e maschili, per diventare una moda nuova, portabile da chiunque e ovunque.
In copertina: Illustrazione di Elena Cammarata, House of Cardin (Film still) di P. David Ebersole e Todd Hughes, Credits.