RACCONTARE IL CAMBIAMENTO: LA FOTOGRAFIA DI YANN ARTHUS-BERTRAND

Di Nicola Albergo

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Ricorre oggi il cinquantesimo anniversario dell’Earth Day, la Giornata Internazionale della Terra, istituita il 22 aprile del 1970 e pensata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità, oggi più che mai evidente, di un cambiamento radicale dei nostri comportamenti nei confronti della natura e delle sue risorse. Da anni ormai questo evento costituisce un appuntamento fisso per mettere in risalto la concretezza dei problemi esistenti e discutere sulle possibili soluzioni, chiamando a raccolta sempre più interpreti: scienziati, studenti e associazioni di tutto il mondo.  

Molte le iniziative a sostegno dell’evento: manifestazioni studentesche, concerti, laboratori, summit e incontri organizzati dalla comunità scientifica e da coloro che si impegnano quotidianamente a difendere e preservare quanto ancora ci resta.

Yann Arthus-Bertrand, fotografo e giornalista, con una donna Himba, mentre sorvolano un villaggio della Namibia. Credit.

Anche l’arte è chiamata a contribuirvi, e lo fa, naturalmente, a suo modo: mettendo a disposizione un mezzo, o per meglio dire un linguaggio universale, capace di raccontare con immediatezza tutte le criticità e le minacce che interessano ogni angolo della terra: la fotografia.

Nel 2014, in occasione delle quarantaquattresima edizione, l’Earth Day Italia, in collaborazione con Shoot4Change, ha organizzato presso il MAXXI Museo per le arti contemporanee del XXI secolo di Roma, una mostra fotografica dal titolo Cambiamo clima! Gli eroi della Terra, durante la quale sono state esposte le opere di alcuni dei più famosi fotografi italiani, chiamati a immortalare le storie di donne e uomini impegnati nella difesa della natura con azioni semplici e concrete.   

Yann Arthus-Bertrand, imbarcazioni arenate nel lago d’Aral, regione di Aralsk, Kazakistan (46°39′ N – 61°11′ E). Credit.

Una delle personalità che meglio incarna i valori che questo particolare ambito della fotografia si prefigge di trasmettere, è quella di Yann Arthus-Bertrand, fotografo, giornalista e ambientalista francese. Il suo rapporto con la fotografia nasce in occasione di un viaggio in Kenya, per studiare, assieme a sua moglie Anne, il comportamento di una famiglia di leoni. In Kenya diventa anche pilota di mongolfiere, e scopre l’importanza e l’efficacia della prospettiva, e di conseguenza della fotografia aerea.

Così, nel 1991, Yann fonda Altitude, la prima agenzia del mondo specializzata nella fotografia aerea, e tre anni dopo, nel 1994, conduce, sotto il patrocinio dell’Unesco, una campagna volta a fotografare i paesaggi più belli del pianeta visti dal cielo. Nasce La Terre vue du Ciel, un progetto volto a documentare la bellezza della Terra e i cambiamenti ambientali, e di conseguenza sociali, in atto nei vari paesi, con l’obiettivo di smuovere le coscienze e sottoporre alla loro attenzione queste particolari tematiche.

L’idea era di mostrare come appare la Terra oggi, attraverso delle fotografie che potessero spiegare il mondo e lanciare l’allarme su problemi importanti per la situazione attuale ma anche per il futuro.

Yann Arthus-Bertrand
Yann Arthus-Bertrand, tappeti di Marrakech, Marocco (31°37′ N – 8°00′ O). Credit.

Un progetto di grande portata, non privo di difficoltà: dall’ottenimento delle autorizzazioni per sorvolare le aree da fotografare (in alcuni paesi la fotografia aerea è assimilata allo spionaggio); alla scelta dei mezzi e degli strumenti da utilizzare per le riprese. Yann, infatti, fa ampio uso dell’aereo, di ULM (velivoli ultraleggeri), del parapendio e dell’elicottero, che tra queste si rivelerà sin da subito la scelta più adatta ai suoi scopi.

L’elicottero è uno strumento formidabile. Si può farlo salire, scendere, si può manovrarlo facilmente per trovare la migliore inquadratura. Il pilota deve essere in grado di posizionare l’elicottero secondo le mie indicazioni. In effetti egli è un elemento che si pone tra me e la foto, deve possedere quindi una particolare sensibilità per la fotografia aerea.

Yann Arthus-Bertrand
Yann Arthus-Bertrand a bordo di un elicottero, durante le riprese. Credit.

Segue una lunga, a volte lunghissima, fase di documentazione: le foto vengono classificate, selezionate e archiviate, formando così una banca d’immagini che conta centinaia di migliaia di vedute aeree scattate in più di cento paesi diversi, ciascuna accompagnata da coordinate geografiche. Una preziosa risorsa scientifica, dunque, che permetterà di registrare nel tempo i cambiamenti della fisionomia della Terra.

Nel 2000 il lavoro di Yann confluirà in una mostra inaugurata all’aperto nel giardino del Luxembourg di Parigi e completamente gratuita, con più di 2,5 milioni di visitatori. Da allora la mostra, divenuta itinerante, sarà accolta in più di 125 città in oltre 50 paesi, ottenendo i medesimi risultati.

La mostra tenutasi nel 2000 a Parigi, nel giardino del Luxembourg. Credit.

Nel 2005 Yann crea la fondazione GoodPlanet, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della tutela ambientale, promuovendo nel contempo soluzioni concrete per la difesa del pianeta. Nel 2009, infine, realizza Home (visibile qui), un lungometraggio uscito nelle sale cinematografiche di cinquanta paesi, che denuncia lo stato attuale del Pianeta e le violente ripercussioni che i cambiamenti climatici hanno avuto, e continuano ad avere, sulla popolazione mondiale.

Yann Arthus-Bertrand, raccolta del cotone nei dintorni di Banfora, Burkina Faso (10°48′ N – 3°56′ O). Credit.

In ogni fotografia, in ogni ripresa di Yann, la presenza dell’uomo è costante, sempre visibile, e quando questo aspetto viene meno, la sua presenza è documentata attraverso le tracce che esso ha lasciato dietro di sé.

Il messaggio di Yann è chiaro: sviluppare un nuovo, inevitabile, equilibrio con la natura, che passi attraverso una rivoluzione prima di tutto etica e morale.

In copertina: Yann Arthus-Bertrand, fotografo e giornalista. Credit.

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