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Il 2020, anno di incertezze e cambiamenti, non rinuncia agli eventi culturali e fa dell’arte lo strumento chiave da cui ricominciare. Anche l’Alto Adige si organizza e riparte con la settima edizione della Biennale Gherdëina, un appuntamento fisso con l’arte contemporanea in Val Gardena nato dieci anni fa come evento parallelo di Manifesta.
L’evento, organizzato dall’Associazione culturale Zënza Sëida in collaborazione con il team della Biennale, verrà inaugurato negli spazi pubblici di Ortisei e dei paesi limitrofi l’8 agosto e si concluderà il 20 ottobre 2020; inizialmente il vernissage era stato previsto per il 27 giugno, ma il momento di forte crisi aveva messo in pausa l’intero progetto.
La Biennale diventa quindi oggi simbolo di speranza e momento di riflessione, non solo per gli altoatesini ma anche per gli artisti e il pubblico coinvolti.
La manifestazione d’arte internazionale, terzo e ultimo capitolo di una trilogia curata da Adam Budak, porta il titolo “A breath? a name? – the ways of worldmaking” e sarà una riflessione sulle dinamiche attuali, infatti, come spiega il curatore:
«La crisi pandemica ci ha reso consapevoli della vulnerabilità degli esseri umani e della natura e la resilienza diventa in questo senso una necessità primaria. La responsabilità condivisa e l’umiltà che modera eticamente le relazioni interpersonali hanno acquistato grande importanza nel ridefinire la capacità di reagire e la capacità di cura. Credo che la Biennale Gherdëina 7 affronterà e rileggerà questi temi come sfide nel processo attivo di ri-creazione del mondo».
Per la settima edizione, Adam Budak ha invitato più di trenta artisti, tra cui Paolo Icaro, Carlos Bunga, Stefan Rinck, Aron Demetz e altri ancora, che attraverso le loro opere esploreranno le questioni socio-politiche nel processo di creazione del mondo, il cosiddetto worldmaking.
Gli artisti saranno quindi chiamati a confrontarsi con tematiche estremamente attuali, spesso attraverso opere site specific come l’intervento sulla facciata dell’Hotel Ladinia di Lang/Baumann, legate ai tre capitoli principali della rassegna: Ecology of others, in relazione alla riflessione dell’antropologo Philippe Descola sul binario cultura-natura, In prise of hands, capitolo legato al sogno di Henri Focillon sull’autonomia dell’arte rispetto ai materiali e The cloud of possibles, sul potere della differenziazione in riferimento a ciò che dice Maurizio Lazzarato sul passaggio da capitale-lavoro a capitale-vita, concetti chiave nella “realizzazione di nuovi mondi”.
In quest’epoca di distanziamento sociale, la fruizione all’aperto sarà la giusta sicurezza per garantire ai visitatori il rispetto delle norme e vedrà nella natura un importante interlocutore: un’esposizione open air, in cui le opere dei singoli artisti dialogano con la suggestiva cornice della Val Gardena.
La Biennale Gherdëina 7 consisterà quindi in una grande mostra dislocata sul territorio, dall’intervento di Henrik Håkansson a Selva di Valgardena a quello di Antje Majewski nel bosco circostante il Pilat, la terrazza panoramica di Ortisei, tutto accompagnato da una serie di eventi collaterali disponibili anche in streaming.
Un momento di riflessione sulla contemporaneità, su cosa significa oggi “fare il mondo”, immersi nello spettacolo mozzafiato delle Dolomiti del Trentino-Alto Adige: quest’estate La Biennale Gherdëina 7 sarà sicuramente una tappa da non perdere!
In copertina: Claudia Comte, WOOOW, 2018. Ph. Gunnar Meier. Credit.