Al via il 4° appuntamento con il ciclo “Materiabilia” promosso da Gaggenau e CRAMUM
“Il giardino dei fuggitivi” è la mostra della maturità di Giulia Manfredi, in cui l’artista emiliana sintetizza la propria visione della realtà in una poetica ricerca artistica che porta inevitabilmente alla mente il pensiero di Giacomo Leopardi:
“[…] e mi sovvien l’eterno | e le morte stagioni, e la presente | e viva, e il suon di lei” (L’infinito, Giacomo Leopardi, 1819).
Spirito libero e irrequieto, Giulia Manfredi – come il poeta marchigiano – riflette sulla fugacità dell’esistenza e trova nell’arte il modo per dare forma e trasformare le proprie emozioni. L’orto in cui tredici fuggiaschi cercarono di scappare dall’eruzione che distrusse Pompei è per l’artista un’immagine emblematica e metafora stessa dell’esistenza umana: non esiste fine né principio, tutto – come in un giardino – si trasforma.
La mostra espone l’inedito ciclo di opere “Psyche”, composto da quadri in cui frammenti di ali di farfalla sono inglobati come una tarsia nel marmo, creando delle forme che richiamano le macchie del noto psichiatra svizzero Hermann Rorschach.
Opere che presentano una bellezza ipnotica che si scontra con la stessa materia di cui sono fatte: resti inanimati di bonsai e farfalle.
Il lavoro dell’artista risulta così dominato dalla complementarietà tra caos e ordine, tra vita e morte: l’arte diventa per Giulia Manfredi la via di fuga dal vulcano verso l’infinito, il modo per superare una visione dicotomica dell’esistenza. Ecco perché il gesto artistico ha una forza quasi catartica: da un’emozione viscerale, la mente umana riesce infine a produrre nuova e ordinata bellezza, in grado di sublimare i dubbi e le paure più profonde.
Al centro del Giardino dei fuggitivi l’artista colloca una grande scultura bianca: un albero sospeso nell’aria e avvolto dalla nebbia. Il titolo dell’opera, “Sacrarium”, spiega il senso più profondo della ricerca artistica di Giulia Manfredi: non si tratta di una visione nichilista, ma della “sacra” accettazione che sia impossibile abbracciare l’immensità del cosmo; eppure contemplare l’Infinito è già espressione di una ricerca, tutta interiore, di un possibile senso dell’esistenza.
Le opere d’arte di Giulia Manfredi, così sintetiche a livello visivo e pregne di significato, ci aiutano a scorgere tale immensità, anche nel giardino dei fuggitivi in cui “s’annega il pensier mio. E il naufragar m’è dolce in questo mare”.
Per maggiori informazioni: https://www.gaggenau.com/it/experience/inspiration/progetto-arte/giulia-manfredi
Photo credits: ©Francesca Piovesan – Courtesy Giulia Manfredi, Gaggenau e Cramum