INFERNO. ANDATA E RITORNO

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Alle Scuderie del Quirinale sta andando in scena INFERNO, una mostra dedicata a  Dante Alighieri per celebrare il settimo centenario della sua morte. L’esposizione, curata da Jean Claire, presenta un numero incredibile di opere, oltre duecento, provenienti da 80 musei e collezioni private.

L’inferno di Dante ha avuto, nei secoli, un fortissimo impatto sulla cultura iconografica degli artisti di tutto il mondo, e questa mostra lo documenta perfettamente facendoci vivere un terrificante viaggio spazio-temporale, dal Beato Angelico fino a Rodin.

Un progetto espositivo ambizioso, composto da sculture, miniature medievali, quadri di notevoli dimensioni e disegni, che ci trasporta in una dimensione ultraterrena attraverso gli sguardi, ricchi di pathos, dei dannati, e i versi, affissi alle pareti, di Dante e di tanti altri poeti e scrittori, tra cui Boccaccio, Baudelaire e Charles Bukowoski.

A introdurre il visitatore all’esposizione è il titolo, INFERNO, riprodotto in grande formato e collocato sulla scalinata delle Scuderie.

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Agostino Fasolato, La caduta degli angeli ribelli. Credit Federica Bonuomo.

La prima sala è sicuramente la più entusiasmante, in quanto vi sono esposte le due opere più attese, una delle quali è La  porta dell’inferno di Rodin, un’opera in gesso lasciata incompiuta mostra tutta la sua imponenza con i suoi 7 metri decorati da altorilievi infernali. Vederla dal vivo lascia veramente senza parole!

A pochi metri da Rodin troviamo l’opera regina dei social network, la scultura settecentesca di Agostino Fasolato, La caduta degli angeli ribelli, che rappresenta sessanta figure di angeli, cacciati dal paradiso. Realizzata con un solo blocco di marmo di Carrara, essa ha catturato l’attenzione del pubblico, nonostante l’artista non sia tra i più conosciuti.

Ogni sala è davvero stimolante, e servirebbero ore per concentrarsi su ogni minimo particolare. Una goduria per occhi e mente: il fascino del male non passa mai di moda, l’inquietudine che ci attrae da sempre nei secoli.

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Credit Federica Bonuomo

Nel secondo piano l’atmosfera cambia. Qui veniamo scaraventati in un inferno terrestre, reale, a noi più vicino. Protagoniste delle sale sono le opere dedicate soprattutto alla guerra e alla Shoa; dal fondo della sala emergono i colori del quadro dell’artista russo Boris Taslitzky, Le petit camp à Buchenwald,  il campo di concentramento utilizzato come zona di quarantena (inquietante riferimento ai giorni nostri).

In questa seconda sezione si è voluto dare spazio agli inferni terrestri come ad esempio la pazzia, rappresentata dal bellissimo quadro Una pazza di Giacomo balla.

L’impatto emotivo di questa seconda parte è molto soggettivo; c’è sicuramente un cambio di sentimenti e un distacco, emotivo e concettuale, dalla dimensione dei dannati e dalle metafore dantesche, nonostante i riferimenti e il messaggio restino sempre chiari. Ho però avvertito una brusca interruzione nella mia esperienza di viaggio, anche se devo riconoscere che questa è una sensazione voluta e ricercata dai curatori della mostra.

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Giacomo balla, Una pazza. Credit Federica Bonuomo.

Piccola nota (dolente) a margine: nonostante le regole anti-covid e il biglietto prenotato settimane prima, le sale erano, a mio avviso, davvero colme di gente; sgomitare per vedere le opere potrebbe costituire un girone infernale per ogni visitatore e appassionato.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 9 gennaio 2022.

In copertina: Credit Federica Bonuomo.

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