Di Vittoria Farano
Tempo di lettura: 2 minuti
Nasce il 30 marzo 1853 nel paesino di Groot Zundert, in Olanda, e diventa uno degli artisti più citati, raccontati e famosi della storia del nostro tempo. Potremmo oggi definirlo come il risultato del connubio perfetto tra genio e sregolatezza.
Non occorre essere dei preparatissimi estimatori d’arte per averne ammirato se non altro le opere più importanti: notti stellate, chiarori di luna, girasoli, autoritratti, paesaggi naturali sono stati fissati su tela dalla sua inconfondibile “pennellata spezzata” lasciandoci un patrimonio dei più preziosi.
Suppongo che non servano ulteriori indizi: in onore del suo anniversario di nascita sono qui a raccontarvi di Vincent Van Gogh.
![](https://closeupartorg.files.wordpress.com/2020/03/cattura-2.png?w=966)
Risulta complesso rintracciare ogni singolo spostamento della sua esistenza basata su un costante peregrinaggio volto alla ricerca di una mai raggiunta serenità interiore, ma una tappa fondamentale fu sicuramente quella parigina. A Parigi fu accolto da suo fratello Theo (con il quale l’artista ebbe una costante corrispondenza epistolare, oggi ritenuta di inestimabile valore), da sempre sostenitore della sua arte sia a livello emotivo che finanziario.
Durante il suo soggiorno Van Gogh venne a contatto con la pittura impressionista, ed ebbe modo di contemplare il fare artistico di personaggi di rilievo come Toulouse Lautrec e Paul Gauguin. Con quest’ultimo il rapporto fu più stretto e di conseguenza più tormentato. La critica non è ancora unanime nel definire che proprio in seguito ad un litigio tra i due artisti, Van Gogh si recise l’orecchio sinistro.
![](https://closeupartorg.files.wordpress.com/2020/03/5cc136a924000033002286a0.jpeg?w=1024)
Gli studiosi però sono tutti d’accordo, a prescindere da episodi estremi, nel considerarlo “il pittore malato” per eccellenza. Ampie sono le indagini volte a ricostruire e interpretare la sua infermità mentale: epilessia, schizofrenia, disturbi psichiatrici accompagnati da frequenti allucinazioni sono solo alcune delle diagnosi a cui si giunge, senza riuscire però a delineare una quadro definitivo. La conclusione a cui invece si può arrivare è che siamo, forse, debitori a queste “visioni allucinate” e soprattutto al suo personale e tormentato modo di osservare la natura che lo circondava, se reputiamo oggi le sue opere come intramontabili.
![](https://closeupartorg.files.wordpress.com/2020/03/campo-di-grano-con-volo-di-corvi_-1890.-https___www.analisidellopera.it_campo-di-grano-con-volo-di-corvi-di-vincent-van-gogh_.jpg?w=1024)
Del tutto consapevole della sua mente in tempesta, dichiarò: “Nella mia febbre cerebrale o follia, non so come chiamarla, i miei pensieri hanno navigato molti mari”, e fin troppo giovane, a soli 37 anni, perse la vita.
Anche il tema della sua morte è ampiamente dibattuto: c’è chi sostiene sia stato un suicidio, chi invece deduce siano stati dei colpi di pistola involontari. Il genio ribelle forse sta anche in questo? Tantissimi interrogativi di cui non troviamo risposta, se non nella sua arte.
![](https://closeupartorg.files.wordpress.com/2020/03/notte-stellata_-vincent-van-gogh-1889.-https___www.arteworld.it_notte-stellata-van-gogh-analisi.jpg?w=900)
In Copertina: Vincent Van Gogh, Ramo di mandorlo fiorito, 1890.