VINTAGE: NON È SOLO ROBA VECCHIA!

Un futuro tutto Vintage? Un’opportunità per noi e per l’ambiente.

Di Teresa Canciello

Tempo di lettura: 3 minuti

Stilisti, direttori creativi, case di moda si sono interrogate a lungo su quale potesse essere il futuro della moda post-pandemia-mondiale-che-ha-bloccato-il-mondo-intero.

Personalmente non sono così pretenziosa da trovare una risposta al quesito, ma di sicuro posso condividere con voi una riflessione.

Mi chiamo Teresa e abito a Roma da tre anni dove studio Recitazione, Regia e Drammaturgia presso l’Accademia Stap Brancaccio. A parte questo, sono una fashion victim di quelle forti, di quelle che passerebbero le domeniche a voler comprare anche la polvere dei camerini di Zara.

Ed è a Roma che ho riscoperto il Vintage, come credo molte e molti di noi da qualche anno a questa parte.

Ma se è vero che a partire dagli anni ’60 possiamo attribuire degli stili precisi ad ogni decade (i pantaloni zampa per gli anni ’70; i body in lycra per gli anni ’80; la vita bassa e le giacche in pelle bordeaux per gli anni ’90), quale stile oggi, nel 2020, ci identifica e ci identificherà?

La risposta è semplice: tutti.

Vintage Windbreakers: Thrift Shop Treasure. Credit.

Perché, come i negozi fast fashion (Zara, H&M, Primark e colleghi) ci insegnano, tutto va di moda, tutto è già stato fatto e noi non possiamo fare altro che riproporlo, magari in meglio. È così che troviamo le giacche di paillettes, i pantaloni a zampa e quelli super slim, le magliette larghissime e quelle strettissime, le extension colorate e le tute color verde Panda Fiat (voi conoscete altri modi per descrivere quel verde?).

In questo clima di smarrimento dove c’è stato bisogno di un massiccio recupero del passato, sono fioriti in Italia (e ancora prima, all’estero) i negozi Vintage. Capi d’abbigliamento originali, unici, dove le taglie corrispondono davvero all’etichetta, dove ad accoglierti c’è solitamente una simpatica ragazza solare che ti consiglia con cura una giacca, una borsa, una cintura.

Negozi che si potrebbero definire “botteghe” nel senso più glocal del termine, ovvero quelle rare attività di una volta dove non si comprava il marchio ma il prodotto in sé.

London Vintage Store. Credit.

Questo comporta numerosi vantaggi, come l’unicità del prodotto acquistato, il contributo green al pianeta grazie al riutilizzo di un prodotto usato, e il sostegno delle piccole attività, soprattutto ora che molte rischiano di chiudere. La differenza di questi negozi rispetto ai mercatini dell’usato è la selezione che viene fatta dei capi, secondo lo stile e il gusto della proprietaria e non solamente in base alla stagionalità degli indumenti. Non solo: c’è sempre una ricerca, una scelta su come e dove esporre la merce, un’opzione che rende ogni negozio diverso da qualsiasi altro.

Honeywood Boutique and Workspace Location, Highland Park, Los Angeles. Credit.

Mi rendo conto che la mentalità relativa all’acquisto Vintage in Italia riguardi per lo più la fascia d’età 20-30 anni: per le donne “mature” è roba vecchia, smessa, che qualcuno ha voluto buttare – “perché quindi dovrei comprarmela io?” -, mentre, per le ragazzine avere l’ultima maglietta Bershka con la stampa di un avocado è ancora la massima aspirazione di stile. Tutto ciò solo volendo generalizzare, ovviamente. 

Il Vintage è per tutti ed è dappertutto, pronto ad accogliere anche le più diffidenti. Chissà che su quella maglietta con l’avocado o con l’ananas non ci stia bene un giubbino di Jeans vecchio stile, magari Levi’s.

Levi’s Vintage jacket. Credit.

Io nel Vintage ho scoperto un mondo dimenticato di bottoni dorati e tessuti pregiati, ho scoperto la bellezza di trovare quel capo che sembra essermi stato cucito addosso, e il divertimento di fare di tutto per accaparrarmelo, a volte riuscendoci, a volte no.

E per me, studentessa fuori sede in quel di Roma, il Vintage è stato anche una casa, una famiglia che mi ha accolta, un profumo lontano ma che riconosco… Ecco, ce l’ho: il vintage è una fragranza che hai già sentito da qualche parte ma di cui non ricordi il nome, la scia della signora che ti passa accanto e alla quale vorresti chiedere “Scusi, che profumo è?” e poi non lo fai, non glielo chiedi, e te ne penti.

Vorrei segnalare, tra i vari negozi Vintage che pullulano in Italia, quello del mio cuore, ovvero Mademoiselle Vintage Shop in via Alberto Da Giussano 62e a Roma. 

Mademoiselle Vintage Shop, Roma. Credit.

Grazie a Chiara che, non solo sceglie con gusto e minuzia ogni singola manica o cinta che espone, ogni cornice che appende, ogni luce che accende, ma che affianca alla vendita di abbigliamento anche serate dedicate alla sessualità femminile, al corpo delle donne, al principio secondo il quale “per stare bene in un abito devi prima stare bene dentro il tuo corpo”. Grazie, quindi, a Silvia e Maria Elena che collaborano con lei con tanta passione e che ogni volta mi insegnano quali mondi meravigliosi possa creare la tenacia di una donna.

Grazie alle piccole grandi realtà di tutto il mondo che sfidano la globalizzazione e non si convertono, imponendosi sul mercato con la determinazione e le idee di chi, semplicemente, ne ha da vendere.

In copertina: Vintage shop. Credit.

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